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Punto G7

Dal primo di gennaio l’Italia sarà presidente del G7; il “Gruppo dei sette” raccoglie le principali economie sviluppate del mondo. Quel semestre si spera sia ben speso
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Dal primo di gennaio l’Italia sarà presidente del G7; il “Gruppo dei sette” raccoglie le principali economie sviluppate del mondo. Quel semestre si spera sia ben speso
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Dal primo di gennaio l’Italia sarà presidente del G7; il “Gruppo dei sette” raccoglie le principali economie sviluppate del mondo. Quel semestre si spera sia ben speso
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Dal primo di gennaio l’Italia sarà presidente del G7; il “Gruppo dei sette” raccoglie le principali economie sviluppate del mondo. Quel semestre si spera sia ben speso
Dal primo di gennaio l’Italia sarà presidente del G7. IlGruppo dei setteraccoglie le principali economie sviluppate del mondo: Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Con l’Unione europea invitata permanente. Si potrebbe definirlo anche come il gruppo dirigente dell’Occidente e l’Italia è un po’ come se avesse la guida dell’Occidente. Fra il 1998 e il 2014 si chiamava G8, perché allargato alla Russia. Meglio ricordarlo, per avere idea delle falsità che il criminale Putin va raccontando. Quel semestre si spera sia ben speso: sono in calendario diversi appuntamenti e l’incontro fra i capi di Stato e di governo è fissato per il mese di giugno, in Puglia. Quel semestre porta con sé anche la ragionevole sicurezza – ove mai qualcuno speri il contrario – che non ci saranno crisi di governo nel Paese che presiede e ospita. Non è proibito, ma sarebbe autolesionista. Nel corso di quei sei mesi succederanno cose importanti: il nuovo Patto europeo di stabilità e crescita sarà varato; l’accordo sul bilancio europeo sarà trovato; si eleggerà il nuovo Parlamento europeo; si attraverserà la fase cruciale del Pnrr nell’uso dei fondi europei, che l’Italia riceve quanto nessun altro nell’Unione. Intanto si avvicinerà il già vicino 2050, con i suoi vincoli energetici che sono non una penitenza da subire ma un’occasione di sviluppo da sfruttare, richiedendo però la capacità di partire subito – oggi – con importanti e poi non revocabili scelte relative alle fonti d’energia alternative. Nucleare da fissione compreso. Incredibile che la discussione politica non se ne occupi, ma impossibile che non ne sia condizionata. Tutto sta a stabilire se si vuole esserne condizionati in modo attivo, correndo incontro al futuro, o passivo, essendoci trascinati da riottosi marginali. Ciò comporta delle scelte, per chi governa e per chi gli si oppone. Si può anche non compierle, governare senza cambiare nulla e opporsi senza lasciare credere che qualcosa possa cambiare. Si può interpretare la politica come mera coltivazione dei propri consensi. Questo significherebbe non soltanto cancellare il futuro dall’orizzonte della politica ma anche compromettere il presente, perché da quando si usa questo metodo (dal 1994 a oggi) chi vince le elezioni e va a governare poi le perde, passando il testimone a chi in seguito le perderà. I politici specializzati nel prendere voti sono anche specialisti nel perderli. Chi governa non può non accorgersi che dentro la propria maggioranza ci sono due linee politiche incompatibili. La Lega non aspetta altro che fregare Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia spera di non essere fregata dal ritorno al voto. Meloni non può non accorgersi d’essersi collocata dalla parte giusta su tutte le scelte di politica estera – a cominciare dallo schierarsi con l’Ucraina e per l’ingresso di quel Paese nell’Ue – ma che pressoché tutti i suoi alleati politici europei sono schierati dalla parte sbagliata. Coloro che si oppongono non possono seriamente credere di dare vita a un fronte omogeneo, perché fra loro non ci sono posizioni diverse, ma opposte. E il Pd non può non accorgersi che sta bruciando il patrimonio accumulato con scelte pro mercato e pro Occidente. Esiste un comune interesse ad alzare lo sguardo da un presente che tanto non cambia, ad esempio evitando che il dibattito sulle riforme costituzionali si risolva in una corrida identitaria su slogan e testi grotteschi. Esiste un comune interesse a che la qualità della classe dirigente non sia selezionata per l’abilità nello sparare fesserie, mentre raccogliere voti raccontando balle serve soltanto a esserne poi i traditori. Le questioni energetiche possono vedere convergere sugli interessi indisponibili dell’Italia. Come anche la politica estera. Con un orizzonte oltre la legislatura. La Befana porta carbone, da cancellare. Ma la politica non arriva in dono: va creata, immaginando forze nuove. Altrimenti si continua a fare la cosa più inutile: barcamenarsi dicendo a sé stessi di contare. di Davide Giacalone La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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