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Mattarella Draghi partiti

Quanto può durare un anno

Avevamo già scritto del rischio di partiti incapaci di sviluppare una strategia degna di questo nome. Si è passati da fine gennaio, con gli applausi per la rielezione di Sergio Mattarella, a questa settimana, con quattro votazioni contro il governo in Parlamento: quante cose sono cambiate nel giro di un solo mese, figuriamoci in un intero anno elettorale.
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Sarebbe divertente, se non fosse inquietante, osservare quanto quello che scrivemmo su La Ragione nei giorni del Quirinale stia regolarmente avvenendo. Avvertimmo del rischio di partiti incapaci di sviluppare una strategia degna di questo nome, di andare oltre la punta del loro naso.

Ripercorriamo, allora, le ultime settimane: a fine gennaio, erano tutti a spellarsi le mani alla Camera per Sergio Mattarella, dopo aver provato qualsiasi tattica improvvisata, pur di non concedere spazio al presidente del Consiglio Mario Draghi. Come se la linea rossa fra Quirinale e Palazzo Chigi (con gli attuali inquilini) non fosse la nostra migliore – unica?! – garanzia da offrire sul piano internazionale. Questa settimana è successo di tutto, con quattro votazioni contro il governo in Parlamento, la rabbia di Draghi, il suo incontro con Mattarella, la sfuriata ai partiti, fino a quella frase ironica e pungente di ieri sui “ministri bravissimi” e il “governo bellissimo“. E non è neppure passato un mese…

Quando scrivevamo degli enormi rischi connessi a un intero anno elettorale, ci riferivamo esattamente a questo, a mettere sulla graticola governo e Paese. I punti fermi restano Mattarella e Draghi. Il secondo in modo anche rude, il primo con i suoi silenzi hanno fatto seccamente capire che non accetteranno giochini. Eppure, si avverte l’inquietudine per partiti che sembrano pronti a giocarsi anche i miliardi del Next Generation EU, per un piatto di lenticchie di like e futuribili consensi elettorali.

Uno spettacolo che è meglio segnalare quando si è ancora in tempo, perché sottolineare ancora in futuro quanto l’avessimo agevolmente previsto non ci procurerebbe alcuna soddisfazione.

 

di Fulvio Giuliani

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