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Retour: rendere l’Unione Europea più forte, prospera e sovrana. Puntare a rafforzare sì la sovranità, ma quella europea

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Retour: rendere l’Unione Europea più forte, prospera e sovrana. Puntare a rafforzare sì la sovranità, ma quella europea

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Retour: rendere l’Unione Europea più forte, prospera e sovrana. Puntare a rafforzare sì la sovranità, ma quella europea

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Rendere l’Unione Europea più forte, prospera e sovrana. Non è poco, per chi faceva il sovranista nazionale, chiassosamente polemico con l’Ue, sottoscrivere una nota in cui si punta a rafforzare sì la sovranità, ma quella europea. Va festeggiato il ritorno alla realtà, che – detto nel francese retour – ha anche il significato di un ripensamento. Evviva, ora lo si stabilizzi.

Com’è facile comprendere (sia perché lo dimostra la storia sia perché lo suggerisce il buon senso), rafforzare una sovranità condivisa significa anche rispettarne le regole interne e condividere la propria sovranità nazionale significa anche accettarne delle limitazioni, subordinandola a quelle regole. Cosa che è assai conveniente, sia perché la sovranità europea è la sola difendibile in un contesto in cui il più popoloso dei Paesi europei (la Germania) ospita sì e no l’1% della popolazione globale, sia perché quel che si delira a Mosca, quel che si dice a Pechino e quel che si pratica a Washington indica che senza una potenza reale non si riesce a difendere la ragione ideale.

Come Ue siamo un’area di grande ricchezza, d’invidiabile libertà e la casa in cui abita il 6% dell’umanità, capace di produrre il 20% del Prodotto lordo globale di ogni anno. I sovranisti nazionali – altresì denominati “nazionalisti” – sono gli avversari della sovranità reale, i propugnatori della subordinazione ad altre potenze (adorano Mosca con lo stesso trasporto mistico dimostrato dai comunisti nel secolo scorso) e gli sprovveduti che pensano d’essere grandi amici degli altrui sovranisti, salvo poi subirne le prepotenze quando quelli vanno al governo. Come oggi accade con i sovranisti americani, che hanno portato al 50% i dazi sul nostro acciaio. Il sovranista più piccolo finisce con il subire le pretese del sovranista più grosso. C’è da sperare che l’esperienza lo abbia insegnato a tutti, anche a quanti aspiravano a far da pontieri.

Ciascuno dei Paesi dell’Ue ha convenienza a esserne parte e ad avere rapporti collaborativi con gli altri. Ciò non limita gli interessi nazionali, ma aiuta a coltivarli meglio. Nel Regno Unito se ne sono accorti a loro spese. Dentro la famiglia europea francesi e italiani hanno moltissimi e considerevoli interessi in comune. Lo ripetiamo da anni e ci fa piacere che lo si trovi scritto nella nota congiunta dopo l’incontro romano fra Macron e Meloni. È vero che Meloni aveva volutamente fatto credere alla sua tifoseria che Macron fosse una specie di guida dei nostri avversari, ma ha dovuto lei stessa correggere il racconto e avvertire che erano tutte fandonie. Bene, le va riconosciuto come merito.

Macron ha il vantaggio di essere stato il primo ad avere provato a negoziare con Putin e il primo ad avere compreso le conseguenze della presidenza Trump, ovvero che quello ucraino sarebbe stato un problema soprattutto europeo. Capire prima ed essere chiari, in politica, è un vantaggio. Il resto è commedia. A Meloni va anche riconosciuto il coraggio di avere condiviso la collaborazione nell’ambito dell’energia da fonti decarbonizzate (in chiave green deal, nucleare compreso) e in quello spaziale.

Ovvero un biglietto d’addio a Musk e all’idea bislacca che le nostre Forze armate potessero dipendere dalla sua rete di satelliti. Intanto il ministro della Difesa, Crosetto, ci dice che non siamo mai stati fuori dal gruppo dei Volenterosi, avendo i nostri militari partecipato a tutti gli incontri. Crosetto sa che la stessa cosa non poteva dirsi del livello istituzionale e politico, ma dimostra di avere saputo che era un errore e va benissimo che ora la si racconti in quel modo.

Non che cambi il quadro di una virgola, ma dopo il bilaterale fra Francia e Italia quelli che dimostrano di avere perso mille occasioni (dal Mes alla difesa) e di essere fuori dal mondo reale sono quelli dell’opposizione. Fra poco si faranno dare lezioni di europeismo realista dai sovranisti ideologici di ieri. Finiscano di massacrarsi con i referendum e provino anche loro un bel retour.

Di Davide Giacalone

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