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Ricucire

Ricucire, dialogare, mediare è l’unica strada possibile, se non ci si vuol far risucchiare in una patetica e vuota retorica nazionalista.
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Ricucire, dialogare, mediare è l’unica strada possibile, se non ci si vuol far risucchiare in una patetica e vuota retorica nazionalista.
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Ricucire, dialogare, mediare è l’unica strada possibile, se non ci si vuol far risucchiare in una patetica e vuota retorica nazionalista.
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Ricucire, dialogare, mediare è l’unica strada possibile, se non ci si vuol far risucchiare in una patetica e vuota retorica nazionalista.
È weekend, permetteteci una battuta: possiamo ancora andare in gita in Francia. Sorrisi a parte, è indiscutibile che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni abbia scelto la strada dell’appeasement con Parigi, dopo quarantott’ore da incubo diplomatico. Lo abbiamo già scritto e lo ribadiamo: la Francia ha esagerato, l’Eliseo ha usato toni del tutto sproporzionati davanti al pur clamoroso e sconcertante (o sconfortante) errore di gestione italiano delle ultime navi delle Organizzazioni non governative giunte a ridosso delle nostre coste.
 
Ricucire, dialogare, mediare è l’unica strada possibile, se non ci si vuol far risucchiare in una patetica e vuota retorica nazionalista che conosciamo molto bene e riporterebbe ai tempi sciagurati del Conte I. A questo punto è opportuna una parentesi, considerato che abbiamo citato i mesi del sovranismo trionfante e urlante. Grande protagonista di quella stagione fu, al fianco del leader della Lega Matteo Salvini, l’allora plenipotenziario del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio, l’uomo che corse a Parigi in macchina in compagnia di Alessandro Di Battista per sostenere la rivolta dei gilet gialli. Un errore imperdonabile, che scatenò l’allora più che comprensibile reazione francese.
 
Quello stesso politico, l’ex ministro degli Esteri del governo Draghi, potrebbe ora essere chiamato dalla Commissione europea in un ruolo di rilievo nella gestione della crisi energetica, come inviato speciale dell’Unione europea nella regione del Golfo Persico. Lo raccontiamo per sottolineare come le persone possano non restare sempre sulle stesse posizioni o dire sempre le stesse cose e combattere sempre le stesse battaglie ad uso social, come abbiamo dovuto amaramente constatare negli ultimi giorni.
 
Tornando al presente, anche grazie alla mancata reazione isterica di altri Paesi come suggerito dalla Francia – a cominciare dalla Germania – le possibilità per rimettersi a discutere in modo razionale ci sono tutte. L’auspicio è che questa vicenda con tutte le sue ricadute ben oltre il destino di singoli casi di bandiera, venga completamente presa in carico da chi ha l’onere dell’indirizzo politico del Paese. Vale a dire la presidente del Consiglio e non il ministro delle Infrastrutture.
 
Di Fulvio Giuliani

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