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La borsa e la vita

L’invasione dell’Ucraina dimostra una dura ma indiscutibile verità: è indispensabile sganciarsi dalla dipendenza energetica che ci può costare la nostra idea di Europa e di futuro.
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La borsa e la vita

L’invasione dell’Ucraina dimostra una dura ma indiscutibile verità: è indispensabile sganciarsi dalla dipendenza energetica che ci può costare la nostra idea di Europa e di futuro.
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L’invasione dell’Ucraina dimostra una dura ma indiscutibile verità: è indispensabile sganciarsi dalla dipendenza energetica che ci può costare la nostra idea di Europa e di futuro.
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L’invasione dell’Ucraina dimostra una dura ma indiscutibile verità: è indispensabile sganciarsi dalla dipendenza energetica che ci può costare la nostra idea di Europa e di futuro.
Il momento è ora. Le sanzioni non potranno che essere il frutto di una valutazione globale dell’impatto che si vuole avere sull’economia russa, subito e a medio termine. Gli Stati Uniti e l’Europa dovranno equilibrare due esigenze: fare arrivare un messaggio fermo e inequivocabile a Vladimir Putin, lasciandosi nel contempo il margine di manovra necessario per inasprire progressivamente le misure. L’aggressione militare lanciata dal presidente russo sull’Ucraina non ha le caratteristiche di un’azione-lampo e mira a disarticolare completamente l’apparato militare avversario, per realizzare quello che lo stesso Putin ha già annunciato a chiare lettere la notte scorsa: rendere Kiev un satellite di Mosca attraverso il più classico dei governi fantoccio, in puro stile sovietico. Lo zar, quando annuncia di dover «denazificare» l’Ucraina, parla di questo. L’Europa, definita dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen il vero obiettivo strategico di Putin, ha avanti a sé la sfida più grande di sempre al suo ideale di unione politica ed economica. Non verso Est, in assoluto. Una ‘battaglia’ che sarà inevitabilmente lunga e faticosa, secondo i tempi imposti dall’azione del presidente russo. Riservarsi delle armi di pressione economica via via sempre più dure ed efficaci (fino a sterilizzare completamente l’economia russa a livello internazionale, lasciandole presumibilmente solo la via dell’abbraccio mortale con la Cina) sarà parte di una strategia che deve partire ora. Il segnale politico di fondo deve essere chiaro, univoco e indiscutibile: Vladimir Putin si è posto al di fuori del diritto internazionale e di qualsiasi ipotesi di relazione diplomatica, aggredendo un Paese confinante come non si vedeva in Europa dal 1968 con i carri armati sovietici a Praga. Per certi aspetti è molto peggio, perché allora si trattò di confermare in modo brutale la sussistenza delle sfere di influenza stabilite alla fine della Seconda guerra mondiale. Oggi l’obiettivo è cancellare di fatto uno Stato dalla cartina geografica, sostituendolo con un simulacro. In un più ampio disegno di ricostruzione di quell’area imperiale e di cuscinetto, fra sé e l’Europa occidentale. Gli ucraini stanno sperimentando l’orrore della guerra in casa, ma nessuno si può sentire tranquillo dagli Stati baltici sino alla Romania: quell’intera fascia che la Mosca sovietica considerava il giardino di casa e che oggi Putin vuole destabilizzare per ricondurla gradualmente sotto la sua sfera di influenza. L’Europa non ha un’opzione militare sul tavolo, così come non ce l’hanno gli Stati Uniti d’America, ma questo vale per l’Ucraina. Lituania, Estonia e Lettonia, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria e Romania sono Paesi Nato. Qualsiasi aggressione nei loro confronti significherebbe guerra. Guerra fra l’Alleanza Atlantica e la Russia. Comprendiamo come possa apparire incredibile doverlo leggere all’alba del 2022 – vi assicuriamo che anche scriverlo lascia attoniti – ma il principio di realtà si impone e con un autocrate e ricattatore come Putin la cosa peggiore è far finta di non capire. Lo abbiamo colpevolmente fatto sette anni fa, quando si mangiò senza colpo ferire la Crimea. Lo abbiamo fatto ogni volta che veniva eliminato sistematicamente o messo in galera qualsiasi oppositore degno di rilievo. Il momento è ora per smetterla una volta per tutte con questo atteggiamento accomodante, che oggi appare volgarmente comprato a botte di metri cubi di gas. Significa far capire subito alle opinioni pubbliche europee che in gioco ci siamo tutti e che i costi saranno salati. Se l’Occidente terrà, però, la Russia potrebbe essere desertificata economicamente. Quanto a noi, non stiamo parlando della bolletta del gas o del pieno di benzina. Stiamo parlando di rivedere le scelte strategiche che ci hanno messi in condizione di essere ricattati dallo zar. Potrebbe essere molto pesante, ma almeno oggi sappiamo che non ci sono alternative possibili allo sganciarsi progressivamente da una dipendenza energetica che ci può costare – è il jolly a carte scoperte di Putin – la nostra idea di Europa e di futuro. Sono princìpi senza prezzo, che valgono qualsiasi sacrificio sia necessario, perché non si possono sempre salvare la borsa e la vita. di Fulvio Giuliani

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