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Sospesi

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L’anno che salutiamo è già storia mentre il 2022 è un foglio completamente bianco tutto da scrivere. Tante sono le sfide decisive per il nostro Paese: dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica alla fase di convivenza con la pandemia.

Sospesi

L’anno che salutiamo è già storia mentre il 2022 è un foglio completamente bianco tutto da scrivere. Tante sono le sfide decisive per il nostro Paese: dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica alla fase di convivenza con la pandemia.
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Sospesi

L’anno che salutiamo è già storia mentre il 2022 è un foglio completamente bianco tutto da scrivere. Tante sono le sfide decisive per il nostro Paese: dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica alla fase di convivenza con la pandemia.
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L’anno si chiude su note vagamente inquietanti. La fragorosa spaccatura nella maggioranza, registrata sull’ipotesi di varare il Super Green Pass anche per nuove categorie di lavoratori, getta ombre sul cruciale mese di gennaio. Mancano meno di 30 giorni, del resto, al via delle votazioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. La sensazione è che i partiti vivano questo appuntamento istituzionale soprattutto per riappropriarsi di quel centro della scena perso (per proprie precise responsabilità!) 10 mesi fa, con la nascita del governo Draghi. La riedizione spot dell’asse giallo-verde dell’altro ieri sera, nata per stoppare la stretta sui non vaccinati al lavoro, non deve illudere. Tanto per cominciare i suoi stessi protagonisti: non è il ritorno dell’alleanza populista e neppure una vittoria di Pirro, perché Mario Draghi – con una certa malizia, dopo una giornata intera di mal di pancia – ha già chiarito che il tema del Super Green Pass al lavoro tornerà sul tavolo del governo già prima della Befana. Lega e M5S, insomma, potrebbero aver guadagnato ben sei giorni, in un pericoloso riflesso condizionato dei tempi che furono. Ancora più preoccupante l’ansia di liberarsi della tutela del capo del governo, che ormai in molti non tentano più neppure di nascondere. Un atteggiamento rischioso e irresponsabile, mentre anche i ‘tifosi’ di Mario Draghi hanno più di un motivo per essere scontenti, assistendo ai cedimenti su super bonus e dintorni che hanno fatto ripartire la vorace macchina della spesa pubblica. Solo ieri scrivevamo (e questa mattina confermiamo) degli eccellenti risultati del Paese nel 2021, certificati da numeri che vanno oltre i pur rumorosi complimenti internazionali al governo e alla persona di Draghi. L’anno che salutiamo oggi, però, è già storia, mentre il 2022 è un foglio bianco. A cominciare da quella previsione di crescita del Prodotto interno lordo, oggi attestata appena sopra il 4%. Colpisce che sia stata rivista al ribasso, mentre il 2021 chiudeva ancor meglio del previsto. Il messaggio è lampante: possiamo ancora fare benissimo ma stiamo attenti, perché la storia è tutta da scrivere e al contempo insegna quanto i partiti con cui abbiamo a che fare fatichino a guardare oltre la punta del proprio naso. Come illudersi, peraltro, considerato che i protagonisti sono gli stessi dello scorso febbraio e non mostrano alcun segno, non diciamo di pentimento per gli errori di un recente passato, ma neppure di consapevolezza della sottile lastra di ghiaccio su cui ci muoviamo. Alcuni avvisi ai naviganti sono già partiti, come lo spread tornato a salire o le indicazioni di una riduzione degli acquisti dei nostri titoli di Stato da parte della Bce. Segnali che converrebbe non ignorare. Si avvicina, insomma, un’inevitabile fase di convivenza con la pandemia, in cui il paracadute dell’emergenza verrà richiuso. Guai a farsi trovare senza rete di protezione, ancor più per miope ansia di protagonismo.   di Fulvio Giuliani

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