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Spersi e sparsi

Le nuove misure anti Covid decise il 5 gennaio dal Governo hanno gettato luce sulla confusione che regna sovrana, un pericoloso “liberi tutti” in vista della corsa al Quirinale.
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Spersi e sparsi

Le nuove misure anti Covid decise il 5 gennaio dal Governo hanno gettato luce sulla confusione che regna sovrana, un pericoloso “liberi tutti” in vista della corsa al Quirinale.
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Spersi e sparsi

Le nuove misure anti Covid decise il 5 gennaio dal Governo hanno gettato luce sulla confusione che regna sovrana, un pericoloso “liberi tutti” in vista della corsa al Quirinale.
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Le nuove misure anti Covid decise il 5 gennaio dal Governo hanno gettato luce sulla confusione che regna sovrana, un pericoloso “liberi tutti” in vista della corsa al Quirinale.
Alla fine, come ampiamente preventivabile, la ‘pezza a colori’ è stata messa. Dopo lo sterile stop and go imposto dalla riedizione dell’asse giallo-verde dello scorso 29 dicembre, nella lunga e convulsa giornata di ieri si è trovato un punto di equilibrio sulle nuove misure anti Covid. Si è stati sin troppo facili profeti nel pronosticare il cortissimo respiro di Lega e M5S contro il Super Green Pass al lavoro, regolarmente varato ieri insieme all’obbligo vaccinale per gli over 50 disoccupati. Questo provvedimento, limitato a una fascia d’età in cui i non vaccinati ormai sono veramente pochi, è il frutto delle estenuanti trattative per tenere insieme ciò che ormai fatica ad assomigliare a una maggioranza. È lo spettacolo che da alcune settimane si para davanti ai nostri occhi, sullo sfondo della gestione della pandemia. L’area politica – formalmente immensa – che sostiene il governo Draghi appare sempre più riottosa e ingovernabile dagli stessi leader di partito. O presunti tali. I mal di pancia più vistosi sono dei già citati Lega e Movimento Cinque Stelle. In particolar modo il partito di Matteo Salvini, con un inedito Giancarlo Giorgetti nella parte del poliziotto cattivo. L’aria è cambiata: l’hanno capito tutti, a cominciare da chi dallo scorso febbraio si è dovuto accontentare di un ruolo marginale in tutte le decisioni strategiche prese dal governo. L’avvicinarsi della corsa al Quirinale ha sparigliato le carte ed è equivalso a un pericoloso “liberi tutti” da cui nessuna forza politica sembra realmente immune. Se leghisti e pentastellati si sono mossi con più spregiudicatezza, rispettando la loro antica anima barricadera, non si può dire che Partito democratico, Forza Italia o altre anime della maggioranza stiano alla finestra. In forme diverse, magari trincerandosi dietro dichiarazioni di prammatica a sostegno di Mario Draghi, tutti cercano di capire come posizionare le pedine in vista del 24 gennaio. Primo giorno di votazioni per la Presidenza della Repubblica. Nel centro di tutto ciò, più che altro nel centro del mirino, finisce il presidente del Consiglio, improvvisamente fra coloro che son sospesi. Non avendo detto di no (non avrebbe potuto farlo!) all’ipotesi di un’elezione al Colle, ha fatto infuriare i tanti che vi hanno voluto leggere una ‘manovra’ per mettersi in pole position. Al contempo, non avendo detto di dover restare a tutti i costi a Palazzo Chigi per completare il lavoro, ha scontentato la consistente ala della maggioranza che vedrebbe bene la prosecuzione dello status quo nell’esecutivo. Peccato che tutto questo strida con il delicatissimo momento che ci troviamo davanti: c’è da sfruttare l’abbrivio della crescita economica del 2021, evitando magari di n on coglierne i frutti nell’anno appena iniziato. C’è una pandemia che continuerà a mordere per un po’ e che va gestita con equilibrio e freddezza, a cui non possono che nuocere queste giornate inutilmente febbrili. Ci sono una marea di impegni presi dal Paese che dovrebbero trascendere interessi particolari, tattiche e fortune personali. Dovrebbero, appunto.   di Fulvio Giuliani

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