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Il centrodestra

Un fantasma chiamato centrodestra

Il voto per il presidente della Repubblica ha finito di separare e lacerare ciò che era già in gran parte separato e lacerato. Solo in Italia è possibile definirsi alleati stando con una parte a favore del governo e con un’altra contro.
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Un fantasma chiamato centrodestra

Il voto per il presidente della Repubblica ha finito di separare e lacerare ciò che era già in gran parte separato e lacerato. Solo in Italia è possibile definirsi alleati stando con una parte a favore del governo e con un’altra contro.
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Un fantasma chiamato centrodestra

Il voto per il presidente della Repubblica ha finito di separare e lacerare ciò che era già in gran parte separato e lacerato. Solo in Italia è possibile definirsi alleati stando con una parte a favore del governo e con un’altra contro.
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Il voto per il presidente della Repubblica ha finito di separare e lacerare ciò che era già in gran parte separato e lacerato. Solo in Italia è possibile definirsi alleati stando con una parte a favore del governo e con un’altra contro.
Ei fu. Di Napoleone Bonaparte il centrodestra italiano ha ben poco, se non appunto il fatto di essere morto. Il voto per il presidente della Repubblica ha finito di separare e lacerare ciò che era già in gran parte separato e lacerato, con Forza Italia di Silvio Berlusconi e la Lega di Matteo Salvini che fanno parte della maggioranza a sostegno di Mario Draghi mentre Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni se ne sta all’opposizione. Soltanto nel nostro Paese è infatti possibile definirsi alleati stando con una parte a favore del governo e con un’altra contro. Il voto sul Colle, con l’elezione bis di Sergio Mattarella, da questo punto di vista è stato nel centrodestra soltanto l’ultimo detonatore che ha fatto saltare le cortesie inutili ma non la sostanza politica, che mancava già da tempo. Mancava da quando la Lega, era il 2018, mise su il governo con i grillini. Uno strappo mica da ridere. Per far ripartire oggi il centrodestra come alleanza servirebbero un miracolo e un contratto: non con gli elettori, bensì fra i leader. Per non fregarsi a vicenda. Anche se a pensarci bene pure un contratto, senza sanzioni nel caso qualcuno non lo rispettasse, sarebbe inutile. Una scartoffia in più. E di scartoffie in Italia ne abbiamo già troppe. Servono i fatti. Da qui al 2023 – quando si voterà per le elezioni politiche e per un Parlamento striminzito dopo il taglio del numero degli eletti – i partiti di centrodestra avranno il tempo di riflettere. Con un’avvertenza: i fantasmi in politica non vincono mai.   di Massimiliano Lenzi

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