
Una force de frappe per la difesa europea
Una force de frappe per la difesa europea
Una force de frappe per la difesa europea
Era il febbraio del 2020 quando il presidente francese Emmanuel Macron, intervenendo alla Scuola militare di Parigi, sottolineò la forza nucleare della Francia, aggiungendo che si tratta di un ‘deterrente’ contro le minacce globali alla pace in quanto l’arma nucleare «rafforza la sicurezza dell’Europa». Bisogna partire da queste parole, dette oltre due anni fa dal più europeista, assieme a Valéry Giscard d’Estaing, dei presidenti francesi per comprendere come oggi – in ore tragiche e di violenza con l’aggressione armata russa all’Ucraina – Macron abbia azzeccato la propria analisi.
L’Europa (Germania compresa) che interviene inviando armi alla resistenza ucraina è un’Europa che non può aspettare oltre nel dotarsi di un esercito e di un sistema di difesa comuni. In questo le testate nucleari francesi, pur restando francesi, possono e devono costituire il nocciolo duro, la deterrenza più forte per metter su una difesa dell’Unione europea e realizzare quel progetto, più volte naufragato in passato, a cominciare dallo storico fallimento della Ced, la Comunità europea di difesa.
Allora, erano gli anni Cinquanta, tra le ragioni che incagliarono la realizzazione della Ced ci fu anche la morte di Stalin, nel 1953, che cambiò – attenuandola in parte – la percezione della pericolosità dell’Unione Sovietica in Occidente. Oggi, nel 2022, ad accelerare invece la volontà di una difesa comune europea c’è Putin con la sua aggressione all’Ucraina. Perché la Storia, a volte, si consuma per strane (e ribaltate) coincidenze.
di Massimiliano Lenzi


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