
Vertice Ue: “Conclusioni sull’Ucraina approvate a 26”
Approvato il piano Rearm Eu: il vertice Ue concorda i 5 principi per la pace in Ucraina con 26 sì. Unico veto dall’Ungheria di Orbán
Vertice Ue: “Conclusioni sull’Ucraina approvate a 26”
Approvato il piano Rearm Eu: il vertice Ue concorda i 5 principi per la pace in Ucraina con 26 sì. Unico veto dall’Ungheria di Orbán
Vertice Ue: “Conclusioni sull’Ucraina approvate a 26”
Approvato il piano Rearm Eu: il vertice Ue concorda i 5 principi per la pace in Ucraina con 26 sì. Unico veto dall’Ungheria di Orbán
Approvato il piano Rearm Eu: il vertice Ue concorda i 5 principi per la pace in Ucraina con 26 sì. Unico veto dall’Ungheria di Orbán
Il Consiglio europeo straordinario non era stato convocato per fare il punto, ma per fare un passo. È stato fatto. La difesa europea è necessaria perché il pericolo è reale. Quella di Putin, circa la guerra, non è una minaccia ma una promessa. E la difesa europea inizia dove è iniziato l’attacco russo: in Ucraina. Questo è il senso della giornata di ieri.
Si tratta di ambiti diversi e non c’è stato alcun coordinamento, ma giusto ieri la Banca centrale europea ha ribassato il tasso d’interesse di ulteriori 25 punti base. La Bce è una istituzione che ha già dimostrato di funzionare bene e saper agire con tempestività, nella quale le decisioni possono essere prese a maggioranza.
L’Euroarea non comprende tutti i Paesi Ue, così avendo già dimostrato che vi possono essere interessi e collaborazioni più strette senza che questo scassi la più grande casa comune. Mentre la nascita dell’euro era stata accompagnata da irridenti previsioni di sicuro e veloce fallimento e ha generato agguerriti soggetti disgregatori che volevano uscirne. Oggi è stabile, forte, diffusa. Le previsioni si sono dimostrate errate e i soggetti che ieri vivevano del “No” oggi fischiettano e cercano di farlo dimenticare. Taluni hanno anche dei ministri dell’Economia che hanno il non indifferente merito di fare il contrario di quel che dissero. Perché la forza di quel che si è fatto assieme è maggiore di quella di chi provò a impedirlo. Nella difesa si prospetta un percorso paragonabile.
La difesa europea è non solo necessaria, ma conveniente. Restare fuori dal nucleo attorno al quale si costruirà rimpicciolirebbe non soltanto militarmente, ma anche politicamente. Una difesa europea credibilmente efficace, quindi in grado di prevenire la guerra, ha bisogno di un deterrente nucleare che non dipenda da altri. Nel qual caso non sarebbe una difesa europea, ma atlantica. Il deterrente nucleare lo hanno soltanto i francesi nell’Unione Europea, cui si uniscono gli inglesi nel Continente. Il presidente francese abbatte un loro tabù nazionale e offre il deterrente come comune. Il primo ministro inglese supera il tabù della separazione e condivide il coordinamento difensivo. Nessuno dei due agisce per altruismo, entrambi puntano ad averne un vantaggio politico. Lasciar cadere queste disponibilità e arroccarsi in una posizione che si prova a descrivere come intermedia ed è nei fatti estraniante: significherebbe declassare l’Italia.
La reazione del Cremlino e di Lavrov – ministro degli Esteri russo e sodale del dittatore Putin – non lascia dubbi: sanno che quello europeo è un proposito serio e si affrettano a definirlo una «minaccia per la Russia». Fanno bene e vanno ringraziati per la chiarezza: quando un’idea difensiva è considerata «minacciosa» è perché s’intende aggredire. Sicché nel difendersi non si può che cominciare dall’Ucraina, che la comunità internazionale – Stati Uniti compresi – non ha alcun dubbio sia stata aggredita. La presidenza Trump arriva ben dopo questa constatazione e la sua relativa condanna. Può cambiare fronte e volersi intendere più con l’aggressore che con l’aggredito, ma ciò conferma la necessità che la nostra difesa sia nelle nostre mani e sia completa, quindi dotata di deterrenza nucleare.
Speriamo tutti che ci sia al più presto la pace. Se sarà Trump a propiziarla e se non somiglierà a una resa, gliene sarà reso merito. Ma quando la speranza sarà concretezza si dovrà difenderla così come, nel secondo dopoguerra, si è difesa quella di noi europei occidentali: con presidi difensivi. Non è mai stato sparato un colpo contro nessuno, ma sono serviti a non farsi sparare.
A Mosca sostengono che l’Ucraina può entrare nell’Ue – bontà loro – ma che in Ucraina non devono esserci militari europei. Quali sarebbero gli stessi ucraini. Non è una contraddizione, ma la promessa di un’aggressione se non ci presenteremo disarmati ad accettare le condizioni di Putin. Non avvenne, non avviene e non avverrà. Per questo serve sapersi difendere e chiarire che si è all’altezza di farlo.
Di Davide Giacalone
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