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Zaki libero in Italia, un grande successo

La grazia concessa a Patrick Zaki è un grande risultato ottenuto dal lungo lavoro diplomatico dei nostri governi i cui risultati si raccolgono oggi con l’arrivo in Italia di Zaki
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Zaki libero in Italia, un grande successo

La grazia concessa a Patrick Zaki è un grande risultato ottenuto dal lungo lavoro diplomatico dei nostri governi i cui risultati si raccolgono oggi con l’arrivo in Italia di Zaki
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Zaki libero in Italia, un grande successo

La grazia concessa a Patrick Zaki è un grande risultato ottenuto dal lungo lavoro diplomatico dei nostri governi i cui risultati si raccolgono oggi con l’arrivo in Italia di Zaki
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La grazia concessa a Patrick Zaki è un grande risultato ottenuto dal lungo lavoro diplomatico dei nostri governi i cui risultati si raccolgono oggi con l’arrivo in Italia di Zaki
Oltre che una bellissima notizia, la grazia concessa a Patrick Zaki è un grande risultato ottenuto dal lungo lavoro diplomatico dei nostri governi – le manovre decisive con l’Egitto iniziarono un anno fa con Mario Draghi a margine delle terribili crisi innescate dalla guerra in Ucraina e si sono intensificate con l’esecutivo Meloni – i cui risultati si raccolgono oggi con l’arrivo in Italia di Patrick. La grazia decisa dal presidente egiziano Al Sisi è un indiscutibile e forte successo politico ottenuto dal nostro Paese, con un interlocutore fondamentale e difficile quale Il Cairo. Non erano assolutamente scontati il finale e tantomeno i tempi rapidissimi, dopo la doccia gelata della condanna a tre anni di reclusione che avrebbero costretto il giovane egiziano laureatosi a Bologna a scontare ancora 14 mesi nelle patrie galere. Dopo i 22 di custodia preventiva. Il tutto per i suoi articoli pubblicati online sulla realtà interna del grande Paese africano e in particolare sul trattamento riservato alle minoranze come quella cristiano copta. Proprio un pezzo su quest’ultima, importante e antica comunità egiziana e le angherie da essa subite era costata la pesante condanna di due giorni fa. L’Italia non può fare a meno dell’Egitto nello scacchiere africano, con particolare riferimento alla crisi libica e più in generale alla gestione del ventre molle maghrebino e lo ha fatto capire con le importanti aperture degli ultimi mesi sulla politica estera del Cairo e il sostegno economico garantito, ma anche l’Egitto ha mostrato di tenere ai rapporti diplomatici (e al denaro) con Roma. Lo ha fatto dando finalmente un segno concreto e indiscutibile di disponibilità, dopo le troppe e perduranti ambiguità, gli insopportabili silenzi e le palesi connivenze nella tragedia di Giulio Regeni. I due casi restano distinti eppure collegati e la felice conclusione dell’odissea giudiziaria di Patrick Zaki lascia aperto uno spiraglio di speranza che Al Sisi possa finalmente decidersi a far fare i nomi dei responsabili dell’allucinante mattanza del giovane ricercatore italiano. Diplomazia e politica hanno vinto questo difficile round ed è un segnale molto importante, così come non va sottovalutato il peso della pressione popolare e mediatica in Italia sui casi Regeni e Zaki. Non tutti credono che le manifestazioni, gli articoli, gli striscioni sulle facciate dei Municipi abbiano una funzione, così come bisogna sempre stare realisticamente attenti a non offendere e indispettire l’interlocutore, ma in uno Stato libero e di diritto come il nostro la pressione dell’opinione pubblica resta un valore. Al Sisi lo potrà anche ignorare con un’alzata di spalle ma i nostri governi no, lavorando di conseguenza.   di Fulvio Giuliani

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