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Zelensky al Parlamento italiano: “Grazie Italia, ma ora serve di più”

Questa mattina c’è stato un videoincontro tra il presidente ucraino Zelensky e il Parlamento italiano, dove era presente anche il premier Draghi. Se da una parte Zelensky ha ringraziato l’Italia per il supporto, dall’altra ha chiesto di fare di più, trovando nelle parole di Draghi una risposta decisa, forse anche più del previsto.
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Zelensky al Parlamento italiano: “Grazie Italia, ma ora serve di più”

Questa mattina c’è stato un videoincontro tra il presidente ucraino Zelensky e il Parlamento italiano, dove era presente anche il premier Draghi. Se da una parte Zelensky ha ringraziato l’Italia per il supporto, dall’altra ha chiesto di fare di più, trovando nelle parole di Draghi una risposta decisa, forse anche più del previsto.
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Zelensky al Parlamento italiano: “Grazie Italia, ma ora serve di più”

Questa mattina c’è stato un videoincontro tra il presidente ucraino Zelensky e il Parlamento italiano, dove era presente anche il premier Draghi. Se da una parte Zelensky ha ringraziato l’Italia per il supporto, dall’altra ha chiesto di fare di più, trovando nelle parole di Draghi una risposta decisa, forse anche più del previsto.
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Questa mattina c’è stato un videoincontro tra il presidente ucraino Zelensky e il Parlamento italiano, dove era presente anche il premier Draghi. Se da una parte Zelensky ha ringraziato l’Italia per il supporto, dall’altra ha chiesto di fare di più, trovando nelle parole di Draghi una risposta decisa, forse anche più del previsto.
È durato 12 minuti il discorso di Zelensky di fronte ai parlamentari italiani, ai presidenti delle camere, e al premier Mario Draghi. Nelle sue parole il ringraziamento alla politica e al popolo italiano, ma anche la richiesta di fare qualcosa in più per far cessare una guerra che “dura da troppi giorni”. “Caro popolo italiano, grazie per i vostri sforzi. Dobbiamo lavorare per far cessare il conflitto. Ogni giorno che passa senza trovare un accordo di pace, significa altri morti, altre vite spezzate“, ha subito dichiarato il presidente ucraino. Come nei collegamenti con i parlamenti di altri paesi europei, Zelensky ha utilizzato riferimenti tipici del Paese ‘ospitante’ per rendere l’idea della devastazione. Dopo i primi ringraziamenti ha, infatti, dichiarato: “L’invasione russa sta distruggendo le famiglie, la guerra continua a devastare città ucraine, alcune sono completamente distrutte come Mariupol, che aveva mezzo milione di abitanti. Ci sono stato a Genova, la conosco: ecco, Mariupol è come Genova, immaginate Genova completamente bruciata e con la gente in fuga“. Un’immagine facile da mettere a fuoco, difficile da dimenticare per i parlamentari che l’hanno accolta in doveroso silenzio. Il presidente ucraino ha poi ricordato il tragico numero dei bambini uccisi, con un bilancio drammatico che è passato da 79 a 117 in una settimana. “A Kiev torturano, violentano, rapiscono bambini, distruggono e con i camion portano via i nostri beni. L’ultima volta in Europa è stato fatto dai nazisti“, ha aggiunto. Proprio quei nazisti che la propaganda di Putin dice di voler annientare. Eppure, Zelensky, non ha mai fatto il nome di Putin nel suo discorso al Parlamento italiano. Ha preferito parlare di “un uomo che da solo ha deciso di scatenare una guerra e la tragedia umana che ne deriva“. In questo passaggio il presidente ucraino ha tentato, nuovamente, di far concepire più da vicino il terrore della guerra. “Per quest’uomo il nostro Paese è solo un cancello di ingresso nell’Europa. Questa non è un’aggressione alla sola Ucraina, ma all’Europa e ai suoi valori. La barbarie non deve entrare, non deve vincere”, ha affermato. “Bisogna togliere tutto a qualsiasi uomo che abbia potere decisionale in Russia. Tutte le banche russe devono essere bloccate, senza alcuna eccezione. Non c’è alternativa”, ha chiosato il presidente in carica dal 2019. Un altro tassello importante della politica e della cultura italiana è l’accoglienza, valore più volte sottolineato da Zelensky. “L’Italia ha aperto il cuore e le porte all’Ucraina e di questo ve ne saremo sempre grati. State accogliendo migliaia di nostri concittadini e lo state facendo con il calore che vi contraddistingue. Gli ucraini sono stati vicini a voi durante la pandemia, noi abbiamo inviato medici e gli italiani ci hanno aiutati durante l’alluvione”, punti di contatto importanti prima della richiesta: “Noi vi ringraziamo tantissimo, ma adesso serve di più. La guerra dura da 27 giorni, davvero troppo tempo“, ha dichiarato.

LA RISPOSTA DI MARIO DRAGHI

Tra le parole del presidente ucraino e quelle di Mario Draghi i parlamentari hanno dedicato a Zelesnky un’ovazione e un lungo applauso in segno di vicinanza e di rispetto. Rispetto che è stato subito evidenziato dalle parole del premier italiano: “La resistenza messa in campo dal popolo ucraino è eroica“, ha esordito Draghi. Un incipit importante, vigoroso che rende ancora più solide le dichiarazioni successive. “Oggi l’Ucraina non difende solo se stessa ma la nostra pace, libertà e sicurezza”,  ha continuato il premier sottolineando il sostegno dato dall’Italia “in prima linea al fianco dell’Ucraina sin dall’inizio dell’aggressione”. Mario Draghi non solo non si è tirato indietro di fronte alla richiesta di ulteriori sforzi fatta da Volodymyr Zelensky, ma ha anche rafforzato la solidarietà al popolo ucraino: “Vogliamo disegnare un percorso di maggiore vicinanza dell’Ucraina all’Europa: è un processo lungo fatto di riforme necessarie. L’Italia è a fianco dell’Ucraina in questo processo. L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea“. Dichiarazioni nette e decise come quelle che ribadiscono il sostegno militare all’Ucraina, malvisto da una parte minoritaria della politica italiana: “In Italia abbiamo congelato beni per oltre 800 milioni di euro agli oligarchi russi, accogliamo e accoglieremo i rifugiati ucraini e non faremo venire meno il sostegno militare alla resistenza Ucraina. “Abbiamo fatto tanto, ma faremo ancora di più”, ha promesso con la sua tipica risolutezza l’ex presidente della Bce. Anche la fine del suo intervento è stata accompagnata da un lungo applauso. E se questo può essere considerato un convenevole, lo stesso non si può dire delle parole scelte dai due presidenti per tracciare un solido cammino comune tra Italia e Ucraina. di Giovanni Palmisano

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