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Zingaretti, M5s e la coerenza sconosciuta

Oggi Zingaretti e compagni cercano «scelte comuni» con chi prima se le davano di santa ragione

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Zingaretti, M5s e la coerenza sconosciuta

Oggi Zingaretti e compagni cercano «scelte comuni» con chi prima se le davano di santa ragione

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Zingaretti, M5s e la coerenza sconosciuta

Oggi Zingaretti e compagni cercano «scelte comuni» con chi prima se le davano di santa ragione

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Oggi Zingaretti e compagni cercano «scelte comuni» con chi prima se le davano di santa ragione

«Io invece credo, o carissimo, che sarebbe meglio che la mia lira fosse scordata e stonata, e che lo fosse il coro che io dirigessi, e che la maggior parte della gente non fosse d’accordo con me e mi contraddicesse, piuttosto che sia io, anche se sono uno solo, ad essere in disaccordo con me stesso e a contraddirmi». Questo pensiero espresso da Socrate non credo faccia parte, in generale, della cultura della politica contemporanea. Prendete Nicola Zingaretti, già presidente della Regione Lazio ed ex segretario del Pd. Oggi è fra i più convinti sostenitori dell’intesa con Giuseppe Conteleader ambizioso del movimento che fu di Beppe Grillo: «Con il M5S scelte comuni: solo uniti possiamo vincere, la strada è lunga ma giusta» ha detto.

Credo che Zingaretti, uomo colto e politico di lungo corso, abbia fatta sua l’affermazione di Oscar Wilde, secondo cui «la coerenza è l’ultimo rifugio delle persone prive di immaginazione». Bene, lui di immaginazione ne deve avere davvero tanta. Perché ai tempi in cui governava il Lazio, un giorno sì e l’altro pure lanciava pesanti strali contro i Cinquestelle e in particolare il sindaco di Roma Virginia Raggi. Il 23 marzo 2021 disse in un talk televisivo: «La ricandidatura di Virginia Raggi è una minaccia per Roma». A sua volta il Movimento (allora ancora di Grillo) non perdeva occasione di attaccare Zingaretti e presentò pure un esposto alla Procura di Roma sui branchi di ungulati che liberi scorrazzavano nel traffico caotico della Capitale: «La presenza massiccia e incontrollata dei cinghiali in città sarebbe una conseguenza della mancata previsione e attuazione da parte della Regione Lazio di efficaci piani di gestione». Insomma, se le davano di santa ragione su tutto.

Oggi Zingaretti e compagni cercano «scelte comuni». Ci sarebbe da chieder loro su quali temi di interesse vero per i cittadini, quegli stessi che il simpatico Bersani vorrebbe che i leader del Partito democratico e del ‘campo largo’ ascoltassero soprattutto nei bar. Fatte salve le metafore agresti di Romano Prodi sulla semina del campo largo e amenità varie da manuale di agraria, mi pare che ci sia non poca incoerenza a sinistra (e pure a destra, figurarsi). Tutta gente che dubito fortemente abbia mai letto Confucio: «Sii molto cauto nel parlare, perché tu non abbia a vergognarti se le tue azioni non fossero state poi all’altezza dei discorsi».

di Andrea Pamparana

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