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Scuola di vita

Di scuola ne stiamo sentendo parlare tanto in questi giorni, per via del Green Pass, ma dovremmo ricordarci che il tema principale e responsabilità di tutti rimane il miglioramento del livello d’istruzione nel nostro Paese.
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Scuola di vita

Di scuola ne stiamo sentendo parlare tanto in questi giorni, per via del Green Pass, ma dovremmo ricordarci che il tema principale e responsabilità di tutti rimane il miglioramento del livello d’istruzione nel nostro Paese.
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Scuola di vita

Di scuola ne stiamo sentendo parlare tanto in questi giorni, per via del Green Pass, ma dovremmo ricordarci che il tema principale e responsabilità di tutti rimane il miglioramento del livello d’istruzione nel nostro Paese.
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Di scuola ne stiamo sentendo parlare tanto in questi giorni, per via del Green Pass, ma dovremmo ricordarci che il tema principale e responsabilità di tutti rimane il miglioramento del livello d’istruzione nel nostro Paese.
Sarebbe stato bello ritrovare la dimensione della festa, per il primo giorno di scuola. Non è andata così né poteva, dopo mesi di confronti e polemiche sui temi più diversi ma legati alla sola gestione pratica e amministrativa dei nostri istituti. Abbiamo passato il tempo a discutere di Green Pass, controlli e vaccini. Tutto importante, per carità, ma dopo un anno e mezzo di Dad l’unica cosa a contare dovrebbe essere la scuola in quanto tale, non il contorno, ben simboleggiato dall’incapacità di risolvere il tema dei trasporti. Non impossibile, suvvia. Questi lunghi mesi sono passati del tutto invano sul piano dei contenuti. La scuola di oggi è la stessa di prima della pandemia. Persino dell’abbuffata tecnologica di cui ci siamo riempiti la bocca tutto ciò che resta sono i collegamenti da remoto. Cioè niente. È solo un esempio, ma significativo della lentezza esasperante con cui (non) aggiorniamo l’insegnamento. La formazione che garantiamo agli studenti è insufficiente e non lo diciamo per convinzione personale. Lo certificano i test, nazionali e internazionali, a cui vengono sottoposti i ragazzi. I Pisa, più attendibili quanto a confronto con le scuole di altri Paesi, e gli stessi Invalsi di casa nostra fanno emergere un ritardo complessivo di preparazione che dovrebbe essere l’ossessione di tutti. Invece, per tacere dell’avversione degli stessi professori ai test, semplicemente non se ne parla.  Ci distraiamo con il software – già leggendario – con cui i presidi dovranno controllare il Green Pass o con le lamentele dei genitori, costretti a esibirlo per accompagnare i figli in aula. Stiamo parlando oggettivamente del nulla. Le famiglie in primis dovrebbero smetterla di far polemiche inutili sulla carta igienica da portare a scuola e interrogarsi sul livello di apprendimento dei propri figli. Dovrebbero pretendere una preparazione adeguata ai tempi che li attendono, non tifare per comodi scivoli verso l’inutilissimo ‘pezzo di carta’. Quante volte avete sentito amici e conoscenti lamentarsi del professore di matematica e inglese o chiedere un insegnamento moderno, in grado di educare all’indipendenza decisionale e alla competizione dei ragazzi? Domanda retorica, ma da porre in continuazione. Perché la responsabilità è di tutti. Senza la consapevolezza sociale dell’essenzialità dello studio e della formazione salta tutto. Famiglie e studenti, insegnanti, mondo del lavoro e delle professioni sono così interconnessi nel mondo di oggi da far apparire la nostra scuola non solo obsoleta, ma una realtà parallela in cui dimentichiamo i nostri figli. di Fulvio Giuliani 

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