30 km/h, ma le polemiche vanno veloce
La velocità da imporre agli automobilisti e i “tempi” dei centri abitati sono una delle grandi sfide per amministratori e cittadini, da sottrarre alla politica
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30 km/h, ma le polemiche vanno veloce
La velocità da imporre agli automobilisti e i “tempi” dei centri abitati sono una delle grandi sfide per amministratori e cittadini, da sottrarre alla politica
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30 km/h, ma le polemiche vanno veloce
La velocità da imporre agli automobilisti e i “tempi” dei centri abitati sono una delle grandi sfide per amministratori e cittadini, da sottrarre alla politica
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La velocità da imporre agli automobilisti e i “tempi” dei centri abitati sono una delle grandi sfide per amministratori e cittadini, da sottrarre alla politica
Questo è uno dei temi che dovremmo sottrarre alla polemica politica: la velocità da imporre agli automobilisti nelle nostre città e più in generale i “tempi” dei centri abitati sono una delle grandi sfide per gli amministratori e i cittadini nel prossimo futuro. Partiamo da un accenno alla polemica politica, perché è inevitabile scorgerla nelle critiche del ministro del Trasporti e leader della lega Matteo Salvini alla prima città “a 30 km/h”, Bologna. Ci si può limitare alla alquanto sterile contrapposizione fra l’area di governo meno – per così dire – affascinata da alcune grandi battaglie legate a una rinnovata coscienza ambientale e quelli più squisitamente progressisti che vedono nella grande sfida della transizione energetica una delle proprie ragion d’essere. Tema anche intrigante, per carità, molto meno se ridotto a apposizione fra le parti.
Ha senso che gli amministratori cerchino di ridurre le velocità medie tenute in strada in città? Per motivazioni legate proprio all’ambiente e alla sicurezza certamente sì, ma restano obiezioni di opportunità e banale realismo che meritano di essere ascoltate e considerate. Non possono essere archiviate tutte come passatiste o peggio sintomi di negazionismo. Far andare un’intera città o grosso modo a 30 km/h dovrebbe significare puntare tutto sul trasporto pubblico. Disincentivare l’uso dei mezzi privati attraverso regole e divieti oggettivamente difficilissimi da gestire. Abbiamo precisa memoria di quando sulla Tangenziale di Milano, dopo una serie di gravi incidenti, fu imposto il limite di velocità a 90 km/h orari. Sarà stato controllato, con relative sanzioni, per un mese al massimo, poi si è tornati ad andare ben più veloci. Che senso ebbe quel limite? Prima di dire che Salvini abbia torto o ragione a criticare i 30 km/h orari, decidiamo come dovranno vivere le nostre città per trovare un punto di equilibrio sostenibile.
Ci sembra molto più utile il massiccio programma che prevede a Milano l’istallazione di migliaia di colonnine di ricarica per auto elettriche dei 30 km/h, diamo più metropolitane, linee di tram e autobus non inquinanti e forse ci dimenticheremo delle polemiche sui 30 km.
Di Fulvio Giuliani
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