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32 anni fa la strage di Capaci, Mattarella: “mafia sempre in agguato, destinata a finire”

Era il 12 maggio del 1992 quando il giudice Falcone ricevette il pizzino con cui (con molta probabilità) veniva informato dell’arrivo a Palermo del tritolo che sarebbe stato usato contro di lui. IL VIDEO

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32 anni fa la strage di Capaci, Mattarella: “mafia sempre in agguato, destinata a finire”

Era il 12 maggio del 1992 quando il giudice Falcone ricevette il pizzino con cui (con molta probabilità) veniva informato dell’arrivo a Palermo del tritolo che sarebbe stato usato contro di lui. IL VIDEO

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32 anni fa la strage di Capaci, Mattarella: “mafia sempre in agguato, destinata a finire”

Era il 12 maggio del 1992 quando il giudice Falcone ricevette il pizzino con cui (con molta probabilità) veniva informato dell’arrivo a Palermo del tritolo che sarebbe stato usato contro di lui. IL VIDEO

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Era il 12 maggio del 1992 quando il giudice Falcone ricevette il pizzino con cui (con molta probabilità) veniva informato dell’arrivo a Palermo del tritolo che sarebbe stato usato contro di lui. IL VIDEO

Già nel 1983, all’indomani dall’attentato in cui persero la vita il giudice Rocco Chinnici e gli agenti della scorta, Cosa Nostra aveva iniziato a programmare l’omicidio del giudice Giovanni Falcone – su incarico del boss Salvatore Riina -. Fu Giovanni Brusca, uomo fidatissimo di Riina, ad attivarsi personalmente per pedinare il magistrato.

Nel 1987 Brusca pianificò l’omicidio che si sarebbe dovuto consumare con armi da fuoco all’interno della piscina comunale di via Belgio, di Palermo, frequentata spesso da Falcone. Ma fu solo nel 1989 che si registrò il primo tentativo concreto di uccidere il magistrato: tra gli scogli vicino alla villa affittata da Falcone per l’estate, sulla costa palermitana dell’Addaura, venne ritrovato casualmente un borsone contenente 58 candelotti di esplosivo.

Poi, il 23 maggio 1992. Sarà Brusca, dalla collinetta, ad azionare il telecomando: 500 chili di tritolo aprirono una voragine all’altezza dello svincolo per Capaci. Alle ore 17:58 un boato rompe il silenzio a Palermo, mentre una colonna di fumo si alza densa e nera in cielo. “Per tre volte Antonino Gioe’ che era con me mi disse vai, vai vai. Non so perché, c’era qualcosa che mi diceva di non farlo. Poi schiacciai” , racconterà il mafioso in una testimonianza.

In quell’attentato morirono il giudice Giovanni Falcone, insieme alla moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

A salvarsi sarà solo Giuseppe Costanza, l’autista seduto sul sedile posteriore della Croma guidata dal magistrato, insieme agli agenti di scorta nella terza vettura.

Di Claudia Burgio

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