A Milano le piazze che non si capiscono
Milano scissa in due da manifestazioni ideologicamente opposte: una pro Palestina che inneggia ad Hamas e l’altra pro Israele. Ma ciò che resta è l’amarezza
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A Milano le piazze che non si capiscono
Milano scissa in due da manifestazioni ideologicamente opposte: una pro Palestina che inneggia ad Hamas e l’altra pro Israele. Ma ciò che resta è l’amarezza
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Milano scissa in due da manifestazioni ideologicamente opposte: una pro Palestina che inneggia ad Hamas e l’altra pro Israele. Ma ciò che resta è l’amarezza
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Milano scissa in due da manifestazioni ideologicamente opposte: una pro Palestina che inneggia ad Hamas e l’altra pro Israele. Ma ciò che resta è l’amarezza
Abbiamo perso il conto delle volte che abbiamo sottolineato il valore inestimabile della libertà assoluta di manifestare, esprimere il proprio pensiero, il proprio dissenso, ciò in cui si crede. La libertà tipica del nostro mondo.
Abbiamo sottolineato altresì come – pur rispettando e comprendendo le motivazioni che hanno spinto il governo francese a vietare le manifestazioni “pro Palestina“ – siamo felici che in Italia una decisione del genere non sia mai stata neppure presa in considerazione.
Ciò detto e sottolineato, resta tutta l’amarezza per l’ennesima faglia che si è aperta davanti ai nostri occhi ieri a Milano fra chi è sceso in piazza per manifestare a favore della Palestina, per ricordare il dramma umanitario di Gaza, l’ultra decennale e vana ricerca di uno Stato per un popolo e dall’altra parte chi ha sfilato dietro la bandiera di Israele. Per ricordare le ragioni storiche dello Stato ebraico e l’indicibile dolore del pogrom voluto da Hamas.
Due piazze fisicamente vicinissime, ma idealmente distanti da far paura. Un’incapacità di capire ciascuna le ragioni dell’altra che riproduce in scala – per fortuna in forma incruenta – l’incomunicabilità di due popoli che devono essere spinti a credere nella possibilità del dialogo. Oggi più che mai, in queste ore in cui tutto sembra immaginabile tranne che pensare alla ripresa di un processo di pace. Che resta l’unica strada percorribile, attraverso l’altrettanto unica soluzione dei due popoli e due Stati.
Con le piazze che si mandano a quel paese a vicenda – scegliamo un eufemismo – sono un’enorme occasione persa per tutti noi, per la nostra democrazia, per la nostra capacità di sviluppare un dibattito che vada oltre le sterile contrapposizioni o peggio. Vedere le strade di una delle più grandi e importanti città d’Italia, nella Milano culla del 25 aprile, dei giovanotti sfilare inneggiando ai terroristi tagliagole di Hamas è più di una sconfitta. È una vergogna.
Sottolinearlo non mi iscrive a nessuna parte politica, ma solo alla parte giusta della storia. Chi non comprende la differenza fra lotta per la libertà e pogrom antisemiti andrebbe riportato sui banchi di scuola e meriterebbe una chiacchierata anche chi avrebbe dovuto insegnar loro la storia del ‘900.
È sbagliato anche pensare che le manifestazioni contrapposte di Milano – o Parigi e Londra – non abbiano alcuna influenza sui fatti mediorientali. Non direttamente, questo è ovvio, ma le contorsioni delle pubbliche opinioni finiscono per pesare sulla capacità dei governi europei di incidere. Una giornata amarissima.
di Fulvio Giuliani
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