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A Molicciara prende corpo una nuova Resistenza

La singolare storia del Comune di Molicciara, un luogo che aveva tutte le caratteristiche per diventare un polo turistico unico al mondo. Il progetto è però fallito.
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A Molicciara prende corpo una nuova Resistenza

La singolare storia del Comune di Molicciara, un luogo che aveva tutte le caratteristiche per diventare un polo turistico unico al mondo. Il progetto è però fallito.
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A Molicciara prende corpo una nuova Resistenza

La singolare storia del Comune di Molicciara, un luogo che aveva tutte le caratteristiche per diventare un polo turistico unico al mondo. Il progetto è però fallito.
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La singolare storia del Comune di Molicciara, un luogo che aveva tutte le caratteristiche per diventare un polo turistico unico al mondo. Il progetto è però fallito.

Che i taciturni liguri nascondano un animo ironico e amante del paradosso, è una di quelle scoperte che richiedono molto tempo. È noto invece come, anche se dagli anni Sessanta non leggono più il settimanale “L’araldo leninista”, essi siano sempre stati di sinistra e coltivino il mito della Resistenza. Ci sono musei interamente dedicati a quegli anni tragici e le strade sono piene di cartelli che li segnalano. La sorpresa perciò è grande quando si giunge in un luogo fatidico: a Molicciara. Giace, questa piccola frazione di Castelnuovo Magra, non lontano dall’antica Luni. È solo un puntino sulla mappa, un borgo che in apparenza nulla distingue da altri agglomerati dai nomi improbabili e bizzarri – come Palvotrisia o Caniparola – ma che ospita un piccolo spiazzo quadrato sui cui spicca il cartello “Piazza della Resistenza coniugale”.

Piazza della Resistenza coniugale? Che cos’è? Un omaggio ai liguri che si allontanavano per anni dalle famiglie nei loro lunghi viaggi di scoperta? Oppure alla stoica ‘tenuta’ dei mariti costretti a esercitare la pazienza di Giobbe e la diplomazia di Talleyrand per tirare avanti in quest’epoca di mogli femministe? O infine, un ironico far il verso alle mille piazze, vie, viali, parchi et cetera dedicati alla lotta contro i tedeschi? Difficile rispondere a queste domande. Interrogati, gli abitanti del luogo minimizzano. Non sembrano scandalizzati dall’evidente dissacrazione del mito resistenziale o contrariati dal riferimento a valori ‘obsoleti’ come quelli coniugali. Chi, per caso, passi per Molicciara non può che ripartirne riconfortato. La memoria della Resistenza appare ancora più fortemente radicata di quanto non si creda. E il Pci ligure – può concludere il viaggiatore – era veramente ‘diverso’ da quello plumbeo dell’Urss, dove mai sarebbe stata possibile una simile sorridente dissacrazione. Si chiede anzi il viaggiatore come mai, anziché limitarsi a tollerarla, non si sia preso spunto da questa singolarità per fare di Molicciara un simbolo e un’attrazione turistica. Ciò sarebbe realizzabile anche in modi politicamente non laceranti. Per esempio, costruendo nella piazza, come fu proposto qualche anno fa, un bel monumento dedicato alla Resistenza familiare. Che non sarebbe – come qualcuno potrebbe temere – un cedimento ai valori dei cattolico-conservatori. Non significherebbe tradire il sentimento politico degli abitanti del Comune, anche perché ci si potrebbe addirittura ispirare a un celebre modello sovietico. Circolò infatti l’idea di ispirarsi al famoso monumento moscovita dedicato all’operaio e alla kolkosiana, dove l’uomo stringe in pugno un martello e la donna lo incrocia con una falce. In piazza della Resistenza coniugale avrebbero potuto essere riprodotti l’uomo che impugna un battipanni e la donna un mattarello, storici strumenti della dialettica moglie-marito. Inutile dire che l’idea si è subito incagliata. Non per l’evidente mancanza di riguardo verso una fede politica in cui molti, in Italia, hanno creduto sinceramente, ma per l’opposizione femminista. Il ‘politicamente corretto’ ha così ribadito la sua nuova regola: non si scherza con il gender. La muraglia del conformismo è di nuovo senza crepe e il giorno in cui Molicciara e la sua piazza potranno diventare un’attrazione turistica unica al mondo – il giorno in cui gli uomini e le donne potranno sorridere di sé stessi e con libera autoironia rafforzare la famiglia nel suo ruolo di nucleo centrale della società – appare ancora lontano. di Giuseppe Sacco

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