All’ombra di Botteghe Oscure
All’ombra di Botteghe Oscure
All’ombra di Botteghe Oscure
Proprio lì di fronte, nell’edificio dirimpetto, per uno strano scherzo del destino la Lega ha scelto nel 2020 la sua sede regionale. Ma il Covid ha costretto a rimandare il taglio del nastro e l’insediamento ufficiale è avvenuto solo la settimana scorsa, quando Matteo Salvini ha varcato la soglia d’ingresso del palazzo al civico 54 per il primo Consiglio federale del partito. Una giravolta della storia: la Lega a pochi metri dalla casa del comunismo italiano, dove ora un supermercato, uffici e negozi hanno quasi cancellato ogni traccia di quel mondo. Rimangono, negli uffici superiori, la teca con la Bandiera della Comune di Parigi con accanto la falce e martello stilizzata e la statua di Antonio Gramsci.
Eccolo anche il balcone in granito dove Enrico Berlinguer festeggiò nel 1976 il 34,6% ottenuto dal Pci alle elezioni politiche. Non era così disinvolto, un anno prima, quando furono i compagni della direzione a spingerlo da dietro le tende del Bottegone, per arringare la folla che lo salutava dopo il successo delle elezioni amministrative. Da lì erano soliti affacciarsi anche Palmiro Togliatti e Luigi Longo. Altri tempi, invece, quando Walter Veltroni, allora giovane leader del centrosinistra, esibiva nel suo ufficio il poster di James Dean, idolo della gioventù dell’epoca. E quando il Bottegone non era ancora la casa del Pci ma la sede della Eiar (l’ente radiofonico del regime fascista), divenne il nido d’amore di Federico Fellini e Giulietta Masini. Così come, anni dopo, fu per Palmiro Togliatti e Nilde Iotti.
Via delle Botteghe Oscure venne sommersa di lacrime il giorno dopo la morte di Berlinguer. E di rabbia quando, poco distante, venne trovato il corpo di Aldo Moro. Quella strada ha visto e raccontato tanto dell’Italia dell’epoca. Oggi di quel passato è rimasto poco, ma da quelle parti ancora tutto sa di storia.
di Giacomo Chiuchiolo
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