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Ambientalisti da Instagram

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Le azioni ambientaliste come quella compiuta ieri imbrattando Palazzo Madama non aiutano la nostra Terra ma sono un frutto diretto dell’era social e della visibilità a tutti i costi.
Ambientalisti da Instagram

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Le azioni ambientaliste come quella compiuta ieri imbrattando Palazzo Madama non aiutano la nostra Terra ma sono un frutto diretto dell’era social e della visibilità a tutti i costi.
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Ambientalisti da Instagram

Le azioni ambientaliste come quella compiuta ieri imbrattando Palazzo Madama non aiutano la nostra Terra ma sono un frutto diretto dell’era social e della visibilità a tutti i costi.
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No, imbrattare i muri di Palazzo Madama non serve all’ambiente. Dare l’assalto a immortali opere d’arte serve ancor meno. O meglio, garantisce immediata visibilità e una certa qual forma di notorietà, ma rischia di essere la tomba dell’ambientalismo battagliero è più che altro caciarone. Azioni dimostrative come quella di ieri o le diverse che hanno animato gli ultimi mesi sono un frutto diretto dell’era social, in cui troppi farebbero qualsiasi cosa pur di farsi notare e si scambia la visibilità con la sostanza delle cose. Sia chiaro, non ci appassiona per nulla il dibattito su quanto debba essere severa la punizione per gli attivisti che hanno spruzzato vernice sulle mura del Senato, così come ci convince ancor meno la lettura di chi è pronto a giustificare, richiamando le amnesie o le presunte malefatte di chi all’interno di Palazzo Madama ci lavora da eletto del popolo italiano. Questi sono solo opposti populismi, sin troppo facili e comodi per convincerci di una qualche utilità. La verità è che questa svolta “hard“ di un’ala del movimento ambientalista non andrà da nessuna parte. La protesta per la protesta, l’ostentata assenza di una qualsiasi proposta che segua gli atti più clamorosi non è certo un’invenzione dei giovani “ribelli“ in nome dell’ambiente. Molti altri prima di loro, su tanti altri temi, hanno scelto nel tempo la protesta rumorosa, spettacolare, dirompente e il risultato è sempre stato lo stesso: visibilità garantita, ma zero risultati pratici e soprattutto chiusura a riccio degli ambienti più conservatori. Questo dovrebbero ficcarsi in testa i giovani imbrattatori in giro per l’Europa: chi non vede l’ora di fregarsene dei temi dell’ambiente – a dispetto, sondaggi alla mano, di un interesse in costante aumento nell’opinione pubblica – pagherebbe oro per altri assalti ai palazzi istituzionali o alle opere d’arte. Azioni che colpiscono negativamente la fantasia di chi abbia una naturale predisposizione a spaventarsi per qualsiasi mossa dal sia pur vaghissimo sapore “rivoluzionario”. Mosse che finiscono per fare il gioco proprio di chi del climate change se ne impippa. Scrivevamo solo l’altro giorno, per tutti altri motivi, di Greta Thunberg e balza agli occhi l’abissale differenza fra il suo atteggiamento da attivista senza sconti, che mai si è sognata di andare oltre le parole pur di fuoco, con questi emuli barricadieri. Perché il carisma non si inventa e tanto meno è in distribuzione in Instagram. di Fulvio Giuliani

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