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“Andiamo a vivere da sole”: il progetto che dona un altro volto ai portatori della sindrome di Down

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“Andiamo a vivere da sole”: il progetto che dona un altro volto ai portatori della sindrome di Down, sostenuto dal Comune di Modena e da “Fondazione Vita indipendente”. Intervista al sindaco di Modena

“Andiamo a vivere da sole”: il progetto che dona un altro volto ai portatori della sindrome di Down

“Andiamo a vivere da sole”: il progetto che dona un altro volto ai portatori della sindrome di Down, sostenuto dal Comune di Modena e da “Fondazione Vita indipendente”. Intervista al sindaco di Modena

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“Andiamo a vivere da sole”: il progetto che dona un altro volto ai portatori della sindrome di Down

“Andiamo a vivere da sole”: il progetto che dona un altro volto ai portatori della sindrome di Down, sostenuto dal Comune di Modena e da “Fondazione Vita indipendente”. Intervista al sindaco di Modena

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C’è un progetto che dona un altro volto alle diverse abilità di coloro che sono portatori della sindrome di Down. Si chiama “Andiamo a vivere da sole”. Le protagoniste sono tre giovani donne: Francesca, Simona e “Franceschina”. Accompagnate e sostenute dal Comune di Modena e da “Fondazione Vita Indipendente”, possono oggi convivere e sperimentare in maniera autonoma la quotidianità. Il lavoro, la spesa, le pulizie di casa e la gestione degli spazi comuni diventano occasione per potersi sentire indipendenti e felici. Una seconda famiglia che assume un ruolo fondamentale per le protagoniste, ma anche un pilastro importante per i genitori.

Con il sindaco di Modena, Massimo Mezzetti, abbiamo ripercorso le tappe di questo programma: «Il progetto “Andiamo a vivere da sole” rappresenta un’esperienza straordinaria di emancipazione e crescita, sia personale che collettiva. Le ragazze coinvolte hanno intrapreso un percorso di autonomia abitativa, costruito passo dopo passo con grande determinazione e coraggio. Inizialmente sono state accompagnate in attività che potessero rafforzare la loro autostima e consapevolezza, imparando a prendersi cura di sé, a gestire piccoli compiti domestici, a convivere con gli altri, a muoversi in città». La presenza di educatori qualificati e il coinvolgimento attivo delle famiglie hanno fatto il resto: «L’obiettivo non era solo imparare a ‘stare da sole’, ma costruire un’idea di casa come spazio di libertà e responsabilità. Il progetto ha dimostrato come, con il giusto supporto, le barriere dell’autonomia possano essere superate» osserva Mezzetti, che ricorda il momento più significativo: «Il giorno in cui le ragazze sono entrate nell’appartamento messo a disposizione dal Comune è stato di grande importanza per tutti: da allora non si sono praticamente più separate, costruendo insieme una seconda famiglia».

C’è poi il tema della grande paura per il futuro, quando cioè non ci saranno più i genitori: «È una delle questioni più delicate e importanti. Le famiglie si pongono giustamente il problema del ‘dopo di noi’ e le istituzioni hanno il dovere di dare risposte concrete. Come Comune di Modena già da tempo lavoriamo per rafforzare i servizi di sostegno all’abitare, di assistenza domiciliare e per promuovere forme di co-housing o ‘residenzialità leggera’, come appunto nel caso di questo progetto» sottolinea il sindaco. «Ma si può fare ancora di più. Serve un lavoro integrato tra enti locali, aziende sanitarie locali, associazioni e Terzo settore per costruire progetti personalizzati, che non si attivino solo in emergenza ma siano pensati con largo anticipo. Quando si parla di persone con fragilità in famiglia non ci si riferisce soltanto al soggetto interessato, ma si tratta di una dinamica che investe tutti i suoi cari. Questa la prima riflessione da cui siamo partiti con Roberto Bosi, presidente di “Fondazione Vita Indipendente”».

Per la riuscita ottimale del progetto diventa fondamentale il rapporto con i genitori: «Il principale pensiero di una mamma e di un papà è che il proprio figlio con sindrome di Down non abbia risorse o capacità da mettere in campo per raggiungere un’autonomia e creare legami o relazioni con radici ben salde. Ebbene, la nostra sfida è consistita nel costruire un team con competenze professionali ben precise. Il risultato è che queste tre donne trascorrono la giornata in totale autonomia e per la notte sono affiancate da un operatore».

È importante coltivare e stimolare le attitudini di tutte le persone ‘fragili’, troppo spesso abbandonate a soluzioni inefficienti insieme alle loro famiglie, in un contesto sociale che in realtà troverebbe arricchimento dalla loro presenza.

Di Luna Crescentini

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