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Basile, la cieca e vergognosa vanità

Elena Basile che dà della nazista Liliana Segre è il simbolo di un protagonismo narcisista da talk show tv che non possiamo più accettare
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Basile, la cieca e vergognosa vanità

Elena Basile che dà della nazista Liliana Segre è il simbolo di un protagonismo narcisista da talk show tv che non possiamo più accettare
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Basile, la cieca e vergognosa vanità

Elena Basile che dà della nazista Liliana Segre è il simbolo di un protagonismo narcisista da talk show tv che non possiamo più accettare
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Elena Basile che dà della nazista Liliana Segre è il simbolo di un protagonismo narcisista da talk show tv che non possiamo più accettare
In condizioni normali mai mi vorrei occupare dei deliri di protagonismo di una professionista che ha deciso di costruirsi un ruolo a uso e consumo di un certo tipo di talk show televisivo, in barba alla logica, al rispetto della realtà storica e anche della stessa decenza. Però quando si arriva a scegliere come obiettivo dei propri strali propagandistici (l’unica propaganda di interesse, sia ben chiaro, è per se stessa) la senatrice a vita Liliana Segre, allora è obbligatorio mettere un punto. Dichiararsi indisponibili a una simile deriva morale. Basile l’abbiamo conosciuta ai tempi dell’invasione russa dell’Ucraina, putiniana di ferro per esigenze di copione, vero e proprio topos televisivo, utile a far caciara in alcuni talk a cui era invitata a partecipare con l’obiettivo palese di far infuriare gli altri altri ospiti, portarli al punto di ebollizione e garantire un po’ di ascolti. Il gioco è andato avanti certamente troppo, ma per un po’ ha funzionato. Poi, ci si stanca di tutto, persino delle guerre, figurarsi della Basile. Quindi, è necessario un obiettivo diverso, un target nei confronti del quale nessuno oserebbe alzare i toni. Con l’esclusione di qualche hater senza cervello, poveracci da tastiera persi nei loro deliri. Dare della “nazista” a Liliana Segre è una tale enormità, una tale offesa alla memoria collettiva, una tale assurdità da far dubitare del senno. Se non si ricordasse l’unico interesse di cui sopra della ex funzionaria della Farnesina: come già detto, se stessa. E pazienza se per guadagnare un po’ di visibilità arriviamo a calpestare l’onorabilità di una donna come Liliana Segre. La prova l’ha fornita lei stessa, dopo l’annuncio della querela da parte del figlio della senatrice a vita, comprensibilmente disgustato dalle accuse mosse alla madre. Nella sua intemerata senza vergogna, Basile è arrivata ad accusare Liliana Segre di aver “provato dolore solo per i bambini ebrei”, coinvolti nella guerra scatenata dagli assalti di Hamas dello scorso ottobre. Un falso storico, facilmente verificabile reperendo in rete la trascrizione parola per parola del pensiero della Senatrice. In un mondo normale, preso atto della sciocchezza detta volontariamente o meno, ci si ritira in buon ordine, possibilmente si chiede scusa (non oltre tempo massimo aggiungendo un ‘umilmente’ che così pare uno sfregio), idealmente si va a cercare un luogo buio e silenzioso nel quale rintanarsi per un po’. Invece no, lei non solo nega di aver sbagliato – confermando di aver voluto questa sceneggiata – ma risponde a tono sostenendo che proprio la decisione del figlio di Liliana Segre di adire le vie legali possa rinfocolare l’antisemitismo. Siamo al teatro dell’assurdo, non basta doversi sorbire simili enormità, dobbiamo anche assistere alle lezioncine sulla pelle di una donna come Liliana Segre. Non si può tacere, non basta un moto di ribrezzo privato. È necessario prendere posizione e riflettere per il bene e la decenza di tutti noi. di Fulvio Giuliani

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