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Buchi storici

Guerra Ucraina: i pacifisti anziché chiedere l’immediato ritiro dell’esercito russo, chiedono il disimpegno degli americani
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Guerra Ucraina: i pacifisti anziché chiedere l’immediato ritiro dell’esercito russo, chiedono il disimpegno degli americani
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Guerra Ucraina: i pacifisti anziché chiedere l’immediato ritiro dell’esercito russo, chiedono il disimpegno degli americani
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Guerra Ucraina: i pacifisti anziché chiedere l’immediato ritiro dell’esercito russo, chiedono il disimpegno degli americani
I pacifisti sanno essere aggressivi. Il fisico teorico Carlo Rovelli è passato dalla teoria alla pratica e non ha perso l’occasione per attaccare il ministro della Difesa Guido Crosetto, definendolo «piazzista di morte». Parole pesanti. Le due posizioni (del ministro e del fisico) sulla guerra in Ucraina, nata dall’invasione delle bombe e dei carri armati di Vladimir Putin, non sembrano proprio conciliabili: e non perché lo scienziato sia filorusso – anzi, ha detto il contrario: «Non sono filorusso» – ma perché è antiamericano e antioccidentale. Lo dice con naturalezza, forse addirittura con ingenuità: «L’Occidente è la mia patria e la amo. Ma voglio vivere in pace con il resto del mondo, non detestare il resto del mondo, come molti spingono adesso a fare» (“Corriere della Sera” del 3 maggio). Siamo alle solite. Se c’è il male nel mondo è perché l’Occidente – e quell’Occidente più a Occidente che sono gli Stati Uniti d’America – è cattivo. La smetta l’Occidente amerikano di essere cattivo e tutte le cose andranno a posto: nei cannoni (anche in quelli di Putin) spunteranno i fiori, l’agnello andrà a spasso con il macellaio, la gazzella con il leone, forse sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno. Perché nessuno ci ha mai pensato prima? Forse perché il mondo – umano, umanissimo, troppo umano, quasi diabolico – è una cosetta un po’ diversa da come la immagina un fisico teorico pur autorevole qual è Carlo Rovelli. Il suo ultimo libro, edito da Adelphi, s’intitola “Buchi bianchi” e racconta, come in un «bollettino dal fronte», la coesistenza di prospettive diverse «e la ragione della differenza tra passato e futuro». Passando dalla fisica alla storia si potrebbe proprio considerare una di queste differenze tra il passato e il presente (il futuro, almeno per ora, no perché «è aperto», diceva quel tale). Ad esempio, al tempo della guerra in Vietnam i pacifisti per difendere e avere la pace chiedevano a gran voce l’immediato ritiro degli americani. Oggi, al tempo della guerra in Ucraina i pacifisti invece di chiedere l’immediato ritiro dell’esercito russo chiedono ancora una volta il disimpegno degli americani, degli europei, della Nato e si spingono perfino a negare agli ucraini il loro santo e sacro diritto-dovere a resistere all’invasore. È davvero una strana differenza tra il passato e il presente e la ragione è da ricercarsi in una sorta di salto quantico la cui legge si potrebbe enunciare così: qualunque cosa accada al mondo è sempre colpa degli amerikani. Nella nostra storia c’è un enorme buco nero – appartiene alla famiglia dei buchi storici – che tutto inghiotte: il risentimento nei confronti dell’Occidente liberale. L’antiamericanismo è soltanto la punta dell’iceberg che in realtà cela l’ostilità per la civiltà occidentale in generale e, dunque, per le sue espressioni politiche, economiche, civili, militari. Il processo all’Occidente è sempre in atto in Occidente da parte di chi in passato voleva la fine del capitalismo e della società di mercato per sostituirli con il sol dell’avvenire. Di questo abbaglio sono rimasti, dopo la fine del comunismo storico, il risentimento antioccidentale e la superficiale cultura di massa del “mondo migliore”. Naturalmente, vivendo comodamente in questa parte del mondo peggiore: l’Occidente. Di Giancristiano Desiderio

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