Roberto Gualtieri, nuovo sindaco di Roma, nomini Carlo Verdone primo cittadino della Città eterna almeno per un giorno. Lo fu Alberto Sordi, per 24 ore nel 2000, grazie all’allora sindaco Francesco Rutelli che, per augurargli buon compleanno al compimento degli 80 anni, gli consegnò la fascia tricolore. Verdone per testimonianza cinematografica, affinità romanesche e ironia di Sordi è l’erede. Un pezzo sapido di quella commedia all’italiana che oggi supera (spesso) la politica in destrezza e popolarità, al punto che Beppe Grillo (seppur genovese e non romano) è riuscito a far prendere un sacco di voti – ora sensibilmente in calo – ai 5 Stelle.
Carlo Verdone presentando la serie di cui è protagonista, “Vita da Carlo”, ha fatto sapere che a lui la politica in passato ha proposto di scendere in campo. «Qualche anno fa – ha rivelato – mi avevano chiesto se volevo candidarmi e mi avevano anche mostrato dei sondaggi con risultati spaventosi: si avvicinavano al 70%. Ma ho rifiutato perché nella vita si può fare bene un lavoro solo. Io so fare questo».
Peccato, sarebbe stato – a prescindere dai risultati ottenuti – comunque divertente. Un pezzo del programma gliel’aveva persino già scritto un suo personaggio, Armando Feroci, nel film “Gallo cedrone”, quanto a proposito del Tevere si infervorava: «Ma ‘sto fiume ce serve o nun ce serve? Perché se ce serve lo voglio vivere, lo voglio navigare, ce voglio pure fa’ er bagno, al limite. Ma se nun ce serve, e io dico che nun ce serve, levamolo!».
di Jean Valjean
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