Carne sintetica nel mirino del ministro Lollobrigida
Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che sanziona la produzione e la commercializzazione della carne coltivata in laboratorio
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Carne sintetica nel mirino del ministro Lollobrigida
Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che sanziona la produzione e la commercializzazione della carne coltivata in laboratorio
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Carne sintetica nel mirino del ministro Lollobrigida
Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che sanziona la produzione e la commercializzazione della carne coltivata in laboratorio
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Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che sanziona la produzione e la commercializzazione della carne coltivata in laboratorio
Dopo aver previsto l’ovvio obbligo di etichettatura (così come avviene per tutti gli altri cibi) dei prodotti ottenuti con farine di insetti, adesso nel mirino del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida si ritrova la carne coltivata in laboratorio. Il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri intende sanzionare la produzione e commercializzazione di alimenti derivati da coltivazioni cellulari, destinati al consumo umano o a diventare mangimi per animali. Il quadro sanzionatorio previsto è piuttosto importante: multe da 10mila a 60mila euro (che possono arrivare anche a coprire il 10% del fatturato annuo dell’operatore, comunque entro un tetto massimo di 150mila euro) nonché la confisca dei prodotti e la chiusura degli stabilimenti. Eppure non manca lo scetticismo nei confronti di questa proposta, a partire dalle motivazioni addotte nel ddl (quindi campa cavallo, compresa la sua carne): scarsità degli studi di settore, ignoranza sull’impatto ambientale, probabili effetti negativi sulla salute.
Stando alla sua relazione illustrativa «lo status della ricerca e della sperimentazione degli alimenti sintetici sembra essere a una fase embrionale» e quindi non si potrebbero escludere «conseguenze negative per la salute degli esseri umani». In realtà Upside Foods – la prima azienda a ottenere dal Dipartimento della Salute degli Stati Uniti il via libera per commercializzare la carne coltivata in laboratorio – sta testando i suoi prodotti sugli esseri umani da sette anni.
Riguardo all’impatto ambientale, qualsiasi conclusione sarebbe affrettata perché mancano dati per quantificarlo. Quelli sugli allevamenti sono invece tanto certi quanto eclatanti. Secondo uno studio certificato dall’Ue del centro di ricerca indipendente Ce Delft, la carne coltivata in laboratorio potrebbe ridurre le emissioni di gas serra del settore del 92% grazie all’utilizzo delle energie rinnovabili, generare il 93% in meno di inquinamento, ridurre del 95% il consumo di suolo e del 78% quello particolarmente critico di acqua. Certo, sono inquinanti anche le sostanze chimiche o gli ormoni usati per coltivare le cellule iniziali così come le emissioni di CO2 dovute all’energia utilizzata per la loro produzione. Il tema è capire cosa inquini meno e, per usare un eufemismo, appare difficile superare l’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi. Né il divieto può essere la strada per avere risposte scientifiche più solide.
Il punto più controverso della proposta riguarda gli antibiotici usati per garantire la sterilità degli ambienti di coltura e quindi potenzialmente presenti nella carne coltivata in laboratorio. Difficile non pensare al numero di antibiotici, pesticidi e funghicidi ampiamente usati negli allevamenti intensivi, tanto da aver richiesto più volte l’intervento dei legislatori. La carne sintetica è invece quasi completamente libera da queste sostanze chimiche. La farina (sarebbe polvere, vabbè) di grillo dovrebbe aver insegnato a non lanciare rumorose crociate che poi si risolvono nel quasi nulla di soluzioni già regolarmente adottate per i cibi ogni giorno sulle nostre tavole.
Di Giovanni Palmisano
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