Gli ultimi tre giorni sono stati un inseguirsi di valutazioni politiche dei disordini di sabato. A tal proposito, quanto alla matrice affannosamente ricercata da Giorgia Meloni per l’assalto da lei definito “squadrista” alla sede della Cgil, possiamo tranquillizzarla: è fascista. Come da terminologia usata dalla stessa leader di FdI, peraltro. Vogliamo realmente chiudere la partita con un dibattito su fascismo e antifascismo nel III millennio? Chi scrive è perfettamente consapevole che la democrazia vada difesa ogni giorno e che nessuna conquista, a cominciare da quella della libertà, sia garantita per sempre, ma proprio per questo i fenomeni vanno analizzati nella loro interezza. Non scegliendone alcuni aspetti, magari perché più utili al dibattito del momento.
Riteniamo un errore, dunque, concentrarsi su chi sabato ha trovato le migliori condizioni per manifestare la propria idiozia, senza riflettere su chi abbia contribuito a tirar su quel palcoscenico. Su questo giornale, abbiamo avuto modo di sottolineare più volte come il composito e irrazionale movimento NoVax prima e No Green Pass poi abbia trovato compiacenti sponde nel mondo politico e giornalistico. Sarebbe ridicolo e colpevole, ora, far finta di non ricordarlo perché sabato è scappata la frizione ai cosiddetti “infiltrati”. Non sono politicamente spuntati dal nulla e questo lo abbiamo chiarito, ma soprattutto hanno trovato un humus perfetto in cui agire. Quello in cui si invocava a gran voce di “ascoltare le loro ragioni”. Le ambiguità, i contorsionismi, i “sì, ma”, hanno contribuito per mesi a generare ciò che era facile prevedere: un mix acido di ribellismo sociale, revisionismo storico da quattro soldi, ansia di farsi notare (di conquistare un “posto al sole”, per restare su certi temi…) che porta dritto a sabato scorso.
Interrogarsi sorpresi e pensosi sul ritorno della minaccia fascista è molto comodo per tutti quelli che hanno provato piacere nel solleticare proprio quel mondo. Una bella ipocrisia. Lo ripetiamo per essere chiari: fra costoro non ci sono solo politici, ma anche un bel numero di giornalisti, commentatori e maître à penser. Cerchiamo di non dimenticarlo, abbagliati da quei soggetti che hanno violentato il tricolore brandendolo come un’arma. Abbiamo sentito paragonare la campagna vaccinale e il Green Pass alle leggi razziali (anche da alcuni di coloro che erano in piazza grazie proprio al vaccino!): davanti a queste bestemmie troppe persone non hanno sentito il bisogno di fuggire inorriditi. Stiamo molto attenti a qualsiasi rigurgito politico, ma anche all’indifferenza con cui si pronunciano e ascoltano bestialità che non scivolano via. Restano e generano mostri.
di Fulvio Giuliani
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