Coltivare la Memoria, contro l’odio
L’inconcepibile parallelo fra l’attacco militare alla Striscia di Gaza con la Shoah. Le conseguenze del 7 ottobre hanno avvelenato l’atmosfera nella settimana del Giorno della Memoria
| Società
Coltivare la Memoria, contro l’odio
L’inconcepibile parallelo fra l’attacco militare alla Striscia di Gaza con la Shoah. Le conseguenze del 7 ottobre hanno avvelenato l’atmosfera nella settimana del Giorno della Memoria
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L’inconcepibile parallelo fra l’attacco militare alla Striscia di Gaza con la Shoah. Le conseguenze del 7 ottobre hanno avvelenato l’atmosfera nella settimana del Giorno della Memoria
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L’inconcepibile parallelo fra l’attacco militare alla Striscia di Gaza con la Shoah. Le conseguenze del 7 ottobre hanno avvelenato l’atmosfera nella settimana del Giorno della Memoria
Non si poteva arrivare in condizioni peggiori alla settimana del Giorno della Memoria, sabato 27 gennaio. Le conseguenze nefaste, in buona misura ampiamente prevedibili e previste, dello scellerato attacco dei tagliagola di Hamas a Israele dello scorso 7 ottobre hanno avvelenato l’atmosfera, forse persino più di quanto preventivato all’indomani della mattanza. Bisogna dolorosamente riconoscere che uno degli obiettivi strategici dei terroristi – sanguinari ma tutt’altro che sprovvisti di acume politico – era proprio quello di alienare le simpatie internazionali nei confronti di Israele, puntando tutto sull’incapacità politica del premier Benjamin Netanyahu e sulla sua più che scontata decisione di scatenare una reazione militare senza limiti, strategia e costrutto. Obiettivo raggiunto. Detto che il più longevo premier della storia di Israele si è dimostrato l’‘utile idiota’ di sovietica memoria dal punto di vista di Hamas nella sua cinica e rivoltante strategia (i terroristi almeno ne hanno una, ricordiamolo), il cascame di ignobili atti e parole a cui abbiamo assistito in uno sconfortante crescendo di antisemitismo strisciante interroga ciascuno di noi. Le nostre società, la nostra capacità di distinguere, azioni, uomini e volontà. Che l’aria mefitica seguita al 7 ottobre sia perfetta per rinvigorire antiche antipatie – se non odi – nei confronti di Israele e degli ebrei è lapalissiano. Che si sia potuti cadere in questa trappola psicologica lo è molto meno. Sempre più persone non riescono a imporsi lo sforzo di contestualizzare quanto accaduto in Israele e nella Striscia di Gaza, inserendolo in un contesto secolare. Al contempo, di riconoscere la specificità del 7 ottobre, devastante per l’anima profonda di un Paese e di un intero popolo al punto da rievocare i peggiori incubi. Non c’è vittoria in un derby ideologico fra chi la risolve con un pro Palestina e chi con un pro Israele. Siamo fermamente al fianco di Israele ma questo non ci impedisce di riconoscere errori e mancanze, talune gravi.
La Storia, la memoria delle colpe del nostro Paese (che non furono solo di un regime ma anche di troppi ‘volonterosi carnefici’ precipitati nella ‘banalità del male’, per dirla con Hannah Arendt) ci impongono di alzare la voce e il livello di allarme sociale nei confronti di gente che non si fa alcuno scrupolo di parlare di “genocidio”. Di tentare un inconcepibile parallelo fra l’attacco militare alla Striscia di Gaza – che abbiamo criticato in ogni modo – con la Shoah. La Shoah, il più efferato crimine nella storia dell’umanità. Il male assoluto pianificato con la spietata lucidità di mettere nero su bianco prima l’idea e poi la realizzazione dello sterminio di un intero popolo. Oggi, in pieno Terzo millennio, c’è chi paragona lo Stato di Israele allo Stato che seppe partorire quell’ignominia. Lo dicono, lo scrivono, anche consapevoli di coperture politiche sempre disponibili. Sono altri volenterosi carnefici (di natura diversa) convinti di operare per il bene, la pace fra i popoli e in favore degli oppressi ma che finiscono per offrire sponde a chi non vede l’ora di
presentarsi a una Fiera del profondo Nord-Est per chiedere il boicottaggio di Israele in quanto Israele. Degli ebrei in quanto ebrei. Sarà un caso, il giorno dopo le castronerie dette con sconcertante leggerezza dalla leader del principale partito d’opposizione, incapace di distinguere propaganda da realtà storica e responsabilità istituzionale e politica. Le parole pesano, parlare di «crimini di guerra» di Israele non è una chiacchiera da pausa pranzo del conclave di Gubbio del Pd: ha effetti deleteri su orecchie e cervelli poco preparati e carichi di preconcetti. La tragedia del 7 ottobre ci ‘eviterà’ una quota del diluvio di retorica tipico del 27 gennaio ma abbiamo il dovere morale di farne un’occasione di riflessione seria sulla storia e sull’attualità. Non un inverecondo Carnevale di luoghi comuni e rigurgiti della peggior specie.
Di Fulvio Giuliani
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