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Come scovare l’evasione fiscale

Nella lotta all’evasione fiscale le Fiamme Gialle stanno facendo un ottimo lavoro ma c’è ancora tanta strada da fare.
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Come scovare l’evasione fiscale

Nella lotta all’evasione fiscale le Fiamme Gialle stanno facendo un ottimo lavoro ma c’è ancora tanta strada da fare.
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Come scovare l’evasione fiscale

Nella lotta all’evasione fiscale le Fiamme Gialle stanno facendo un ottimo lavoro ma c’è ancora tanta strada da fare.
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Nella lotta all’evasione fiscale le Fiamme Gialle stanno facendo un ottimo lavoro ma c’è ancora tanta strada da fare.
Che lo sforzo delle Fiamme Gialle nella lotta all’evasione fiscale, e non solo, sia apprezzabile è fuori discussione. I 5.762 evasori totali scoperti sono stati un successo, ma non dimentichiamo che nel 2021 il numero dei contribuenti italiani è stato pari a 41.180.529 (fonte Mef). Su base annua, i lestofanti trovati sono stati quindi meno dello 0,1%. Uno scarto che dimostra quanto sia ancora lungo il cammino da compiere. Nel 2021 le maggiori entrate dovute alla lotta all’evasione fiscale sono state pari a 13,8 miliardi, secondo quanto riferisce l’ultimo Def. In relazione agli anni precedenti, a causa del Covid i risultati sono stati meno brillanti, con una perdita di gettito valutabile intorno ai 6-7 miliardi. L’asticella di quegli anni, in termini di stock, si posizionava infatti intorno ai 20 miliardi. Valore da tempo consolidato. Evasione sia dei tributi, in misura maggiore, che dei contributi sociali. Ma soprattutto dell’Iva. Dalle indagini della Commissione europea, relative al 2019, l’Italia risultava «al quinto posto tra i Paesi a più alta evasione dopo Lituania, Malta, Grecia e Romania». Non certo un buon viatico. Tanto più che l’evasione di questa imposta trascina con sé il mancato pagamento delle altre collegate. La mancata registrazione della fattura riduce gli incassi e quindi l’imponibile fiscale. La fatturazione elettronica ha solo ridotto questa piaga. Preoccupa, in modo particolare, l’omessa fatturazione a seguito di pratiche collusive tra fornitore e cliente. Una vera e propria filiera che dal produttore iniziale si dipana fino al consumatore finale, su cui si scarica l’importo dell’Iva. Per affrontare il problema, lo scorso dicembre il Dipartimento Finanze del Mef ha presentato un proprio documento che andrà attentamente analizzato. A quanto si può leggere, tutto nasce dall’enorme diffusione del commercio elettronico che ha portato al camuffamento dei tradizionali luoghi di compravendita. Ciò che viaggia sul web deve essere pertanto intercettato con gli strumenti nuovi del ricorso agli algoritmi matematici e all’intelligenza artificiale, per disegnare le nuove mappe. Occorrerà, quindi, compilare delle vere e proprie liste in cui collocare i contribuenti che presentano un più elevato coefficiente di rischio e infine prevedere strumenti nuovi per il pagamento coatto di quanto dovuto. Questi, almeno per sommi capi, i suggerimenti forniti. Convincono? Fino a un certo punto. Forse la soluzione più semplice e a portata di mano è quella che sfrutta il contrasto di interesse fra venditore e acquirente. Si dia a quest’ultimo, specie nei settori dove più alta è l’evasione fiscale, la facoltà di portare in detrazione del proprio reddito l’intera fattura emessa dal venditore. E si vedrà che tante velleità verranno meno. Merito del successivo incrocio dei dati, che metterà alla gogna i nuovi furbetti del quartierino. Di Gianfranco Polillo

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