C’è chi dice no (e sbaglia)
Sui social, sugli spalti, negli studi televisivi. Oltre al flusso collettivo di vicinanza e rispetto per il decesso della Regina Elisabetta, si segnalano in queste ore alcuni commenti e comportamenti discutibili, in altri casi infamanti alla memoria della sovrana inglese
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C’è chi dice no (e sbaglia)
Sui social, sugli spalti, negli studi televisivi. Oltre al flusso collettivo di vicinanza e rispetto per il decesso della Regina Elisabetta, si segnalano in queste ore alcuni commenti e comportamenti discutibili, in altri casi infamanti alla memoria della sovrana inglese
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C’è chi dice no (e sbaglia)
Sui social, sugli spalti, negli studi televisivi. Oltre al flusso collettivo di vicinanza e rispetto per il decesso della Regina Elisabetta, si segnalano in queste ore alcuni commenti e comportamenti discutibili, in altri casi infamanti alla memoria della sovrana inglese
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Sui social, sugli spalti, negli studi televisivi. Oltre al flusso collettivo di vicinanza e rispetto per il decesso della Regina Elisabetta, si segnalano in queste ore alcuni commenti e comportamenti discutibili, in altri casi infamanti alla memoria della sovrana inglese
Gira in Rete da qualche ora l’incredibile scenetta messa in piedi in uno studio televisivo argentino dove il giornalista, uomo d’affari e politico Santiago Cuneo, nel programma Cuneo al mediodia, ha festeggiato per la morte della sovrana britannica, addirittura stappando una bottiglia di spumante, in un clima di allegria collettiva, tra risate e urla di gioia. Durante i due minuti scarsi di filmato c’è il conduttore che definisce Elisabetta ammiratrice di Hitler, generando un’ondata di critiche sui social, anche in Argentina. Il governo del paese sudamericano aveva già espresso la vicinanza al popolo inglese e alla Casa Reale per il decesso della Regina. I rapporti tra Argentina e Inghilterra sono compromessi da quasi 40 anni, dalla guerra delle Falkland-Malvinas, conflitto militare tra Argentina e Regno Unito per il controllo e il possesso delle isole dell’Oceano Atlantico, che ha visto la vittoria di Londra. L’Argentina ha sempre reclamato il possesso delle isole vista la vicinanza, anche se a quel tempo la popolazione era già composta interamente da britannici. Nelle stesse Falkland sono state poste bandiere a mezz’asta alla notizia della morte di Elisabetta. Le autorità locali hanno annunciato che seguiranno il lutto imposto in Gran Bretagna. Sette anni fa, per contribuire alla campagna di disgelo tra i due paesi, la Regina Elisabetta aveva concesso a Diego Armando Maradona l’incarico di presidente per il Sudamerica per la fondazione Football for Unity, progetto per aiutare i bambini, accettato con orgoglio dall’asso argentino, tre decenni dopo la celebre Mano de Dios.
Dall’Argentina all’Irlanda, sempre sui social è finito il coro intonato dalla tifoseria dello Shamrock Rovers all’indirizzo della Sovrana inglese. “Queen Lizzy is in a box”, il canto dei tifosi del club irlandese sulle strofe di un brano funk degli anni ‘70, Give it Up, di Kc & the Sunshine Band, durante la gara di Conference League con gli svedesi del Djurgardens. Anche in questo caso l’acredine verso la Regina porta dietro ai decenni passati, ovvero alle tensioni tra Regno Unito e Irlanda per il conflitto nord-irlandese.
Al festival del cattivo gusto ci sono diversi iscritti, per esempio il partito politico sudafricano Economic Freedom Fighters che ha spiegato pubblicamente che non avrebbe pianto per la Regina poiché la sua morte porta alla mente un periodo tragico per il Sudafrica e il continente africano, aggiungendo che Elisabetta non avrebbe mai condannato le atrocità inflitte dalla Royal Family ai nativi sudafricani. La morte della Regina ha determinato reazioni politiche contrastanti nell’area dei Caraibi, regione politica e culturale modellata dall’impero britannico. A marzo un tour del nuovo sovrano di Inghilterra, Carlo III, con il principe Williams e consorte in Belize, Giamaica e Bahamas fu tutt’altro che trionfale, con diverse richieste di risarcimenti e scuse per la schiavitù, mentre un recente sondaggio in Giamaica ha rivelato che il 56% della popolazione è favorevole alla rimozione del Re come capo di stato del paese nordamericano.
Infine, si segnala per mancanza assoluta di tatto una docente universitaria americana di origine nigeriana, Uju Anya, che in un tweet – poi rimosso da Twitter – si era augurata una morte “atroce” della sovrana. Il commento è stato stigmatizzato dall’ateneo, il Carnegie Mellon University e anche dal proprietario di Amazon, Jeff Bezos.
Di Nicola Sellitti
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