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Congedo mestruale, una battaglia che può essere un boomerang

La questione del congedo mestruale ha senz’altro un suo fondamento, ma quello che sta avvenendo in molti istituti scolastici sembra però qualcosa di più
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Congedo mestruale, una battaglia che può essere un boomerang

La questione del congedo mestruale ha senz’altro un suo fondamento, ma quello che sta avvenendo in molti istituti scolastici sembra però qualcosa di più
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Congedo mestruale, una battaglia che può essere un boomerang

La questione del congedo mestruale ha senz’altro un suo fondamento, ma quello che sta avvenendo in molti istituti scolastici sembra però qualcosa di più
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La questione del congedo mestruale ha senz’altro un suo fondamento, ma quello che sta avvenendo in molti istituti scolastici sembra però qualcosa di più

Esistono battaglie che sono più di facciata che di sostanza. E che alla fine rischiano di trasformarsi in pericolosi boomerang. La questione del congedo mestruale ha senz’altro un suo fondamento ed è assolutamente giusto che chi ha delle problematiche chieda e ottenga che queste vengano riconosciute. Quello che sta avvenendo in molti istituti scolastici sembra però qualcosa di più, sembra che per le studentesse sia diventata una battaglia per riconoscere in qualche modo una differenza rispetto ai compagni di sesso maschile. Differenza che esiste, così come è indubbio che i giorni del ciclo siano giorni accompagnati da sintomi fisici fastidiosi e variegati. Che meritano rispetto e considerazione e parlarne è sicuramente un bene. Lo si sta facendo anche per quanto riguarda tutta una serie di problematiche che prima sembravano inesistenti e di cui invece, a partire dai personaggi famosi fino appunto alle adolescenti nelle scuole, si inizia a parlare con meno pudore. E meno male.

Rimane però la distinzione tra patologie riconosciute a livello medico e una serie di sintomatologie che per quanto fastidiose non possono essere messe sullo stesso piano. Soprattutto, le ragazze che oggi protestano sono così sicure che ottenere il riconoscimento di questo congedo sia un punto a loro favore e non un modo per sentirsi poi alla fine, di nuovo, differenti dagli uomini? E ancora e oltre le scuole, nel mondo del lavoro come si affronta il tema? Non rischia di diventare appunto un boomerang mentre si va chiedendo parità di salario e di trattamento per uomini e donne in realtà professionali in cui ancora invece resistono le differenze fra i sessi?

Poi, non nascondiamoci: chi da ragazzina non ha desiderato di potersene stare a casa da scuola nei giorni del ciclo? Soprattutto durante la pubertà, quando non si è magari preparate ad affrontare alcuni disagi o imbarazzi. Da lì a farne una questione di principio però ce ne passa. E magari verremo smentiti fra qualche anno, quando questo congedo diventerà un dato di fatto. Per adesso viene da dire che, se proprio ci si vuole battere per qualcosa, forse si può scegliere qualche battaglia migliore. Anche se, alla fine, da adolescenti è bello anche solo avere qualcosa per cui battersi o contro cui protestare. Forse invece del congedo bisognerebbe semplicemente chiedere di parlare sempre di più di sindrome pre-mestruale o di endometriosi o di dismenorrea. Così che si sappia come affrontarle, senza vergognarsi di qualcosa che è assolutamente normale. Questo sì sarebbe davvero un passo avanti.

di Annalisa Grandi

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