Corna sulla chiesa e fuga matrimoniale
Nella Basilica a pochi passi dal Senato non ci si sposa proprio più. Tutta colpa delle corna, non nel senso che pensate voi
Corna sulla chiesa e fuga matrimoniale
Nella Basilica a pochi passi dal Senato non ci si sposa proprio più. Tutta colpa delle corna, non nel senso che pensate voi
Corna sulla chiesa e fuga matrimoniale
Nella Basilica a pochi passi dal Senato non ci si sposa proprio più. Tutta colpa delle corna, non nel senso che pensate voi
Nella Basilica a pochi passi dal Senato non ci si sposa proprio più. Tutta colpa delle corna, non nel senso che pensate voi
Don Mario è sconfortato. Allarga le braccia, parlando dal sagrato della Basilica romana di Sant’Eustachio, della quale è rettore da alcuni anni: «Un tempo qui si celebravano parecchi matrimoni, ora siamo davvero ai minimi storici». Nulla di nuovo, in effetti, se si pensa che il 2023 (ultimo dato a disposizione) ha fatto registrare un calo dei riti religiosi di mezzo punto percentuale rispetto al 2022 (contrariamente alle unioni civili), su numeri già bassi rispetto al passato. Solo che in questa Basilica a pochi passi dal Senato non ci si sposa proprio più. E la colpa è tutta delle corna. Ma non nel senso che pensate voi (maliziosi): che c’entra “Temptation Island”?
Qui il punto è che sulla sommità della chiesa di S. Eustachio, al posto della tradizionale croce che sovrasta tutti i luoghi di culto cristiani, si erge una testa di cervo su cui è posto il crocifisso. Eccolo, il motivo dello sconforto di don Mario: «Gli sposi vedono quel cervo e temono le corna… Insomma: i tradimenti. Temono che porti sfortuna». Come a dire, la superstizione conta più della fede. E così in quella chiesa vi si può celebrare la messa, pregare, ci si può pure confessare, fare tutti i riti, ma per il matrimonio… alla larga. E pensare – dice qualche residente che (transitando ogni giorno dallo stesso rione) ormai quelle corna le ha pure perdonate – che è tutto frutto di una leggenda. La chiesa sarebbe infatti stata eretta sulla casa del centurione Placido. Andato a caccia sulle colline vicino a Tivoli, sarebbe caduto su un cervo con una croce e l’immagine di Cristo fra le corna, con la conseguente redenzione sotto il nome di Eustachio. Mentre, sotto l’impero di Adriano, fu condannato per avere rifiutato di onorare gli dei e abbandonato ai leoni con la sua famiglia. Gli animali si sarebbero inchinati e i loro corpi sarebbero stati trovati intatti. Il fedele moderno, sempre più in via d’estinzione (come alcuni cervi), oggi guarda quell’immagine e non vede un messaggio religioso, ma il prevalere di un messaggio popolare: “Non è vero, ma ci credo”. Così il librone dei matrimoni resta intonso. Oh, poi al tempo dei social non è da escludere che per il povero cervo della basilica arrivino stagioni migliori, tipo che con un paio di TikTok giusti lo colga un’inaspettata popolarità. «Le corna stanno bene su tutto» potrebbe declamare l’influencer.
Nel frattempo si tiri su, don Mario. Come direbbe la perpetua – che si ostina a spazzare il sagrato incurante del guaio che potrebbe consumarsi negli stessi istanti a casa sua – basilica o non basilica, tanto poi si mollano tutti.
Di Enrico Galletti
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