Cosa è giusto indossare a Natale (guida pratica per non rovinare l’atmosfera)
A Natale succede sempre la stessa cosa: tutti dicono che non importa come ci si veste, che tanto siamo tra di noi, che è una cosa informale. Poi però, davanti all’armadio, ci si ferma
Cosa è giusto indossare a Natale (guida pratica per non rovinare l’atmosfera)
A Natale succede sempre la stessa cosa: tutti dicono che non importa come ci si veste, che tanto siamo tra di noi, che è una cosa informale. Poi però, davanti all’armadio, ci si ferma
Cosa è giusto indossare a Natale (guida pratica per non rovinare l’atmosfera)
A Natale succede sempre la stessa cosa: tutti dicono che non importa come ci si veste, che tanto siamo tra di noi, che è una cosa informale. Poi però, davanti all’armadio, ci si ferma
A Natale succede sempre la stessa cosa: tutti dicono che non importa come ci si veste, che tanto siamo tra di noi, che è una cosa informale. Poi però, davanti all’armadio, ci si ferma. Cinque minuti in più del solito. A volte dieci. Non per vanità, ma quasi per istinto di sopravvivenza. Perché il Natale non è solo una festa, è una situazione. E, come tutte le situazioni, ha delle regole non scritte, chiarissime per tutti e mai spiegate da nessuno.
La prima è che a Natale è bello essere curati. Non impeccabili, non perfetti, ma almeno messi bene. Quel tipo di ordine che fa sentire a posto, non sotto osservazione. L’eccesso di precisione, invece, quello sì che tende a tradirsi da solo: un outfit troppo studiato comunica più ansia che eleganza. Se sembri pronto per una foto ufficiale mentre gli altri stanno ancora cercando di capire dove hanno messo il cavatappi, forse stai prendendo la cosa un filino troppo sul serio. E va bene così, succede. Basta accorgersene prima del brindisi, non dopo.
Poi c’è chi questa attenzione la prende come una vera e propria missione personale, e si scivola in un altro grande classico natalizio: il desiderio di dire qualcosa di sé attraverso quello che si indossa. Un dettaglio, un colore, un accessorio. Fin qui tutto bene. Il problema nasce quando si prova a dire tutto insieme: gusto, personalità, ironia, status, magari anche un messaggio subliminale che nessuno ha chiesto. Ecco, forse no, un segnale basta e avanza. Quando l’outfit parla troppo, smette di conversare e inizia a fare monologo. E a Natale, si sa, i monologhi stancano prima del secondo piatto.
A questo punto, quasi per reazione, arriva il grande richiamo del comfort. Che a Natale diventa anche una necessità morale, più che una scelta di stile. Tessuti morbidi, maglioni accoglienti, cose che permettono di respirare, soprattutto dopo i pasti. È una conquista, non c’è dubbio. L’unica accortezza è non trasformare il comfort in una dichiarazione di resa. Il comfort funziona quando sembra una scelta felice, non una strategia di sopravvivenza. Il pigiama, per esempio, è perfetto, a patto che sembri pensato. Se invece sembra dire “sono arrivato fin qui e non oltre”, il messaggio passa chiarissimo, anche se nessuno lo commenta. E nessuno lo commenterà, almeno non apertamente.
Un tocco ironico, invece, è sempre benvenuto. Un dettaglio, un colore, un accessorio che strappa un sorriso. Quello che stanca è l’effetto addobbo, un tocco, appunto. Non dobbiamo per forza entrare in competizione con l’albero di Natale.
E così, senza grandi proclami, si arriva alla regola che le contiene tutte, a Natale non serve sembrare qualcun altro. Né più eleganti, né più alternativi, né più festivi del necessario. Passare tutta la sera a sistemarsi qualcosa addosso non è spirito natalizio, è manutenzione. E quella, siamo d’accordo, può tranquillamente aspettare gennaio.
Il Natale, in fondo, non chiede performance ma presenza. Chiede di stare bene dentro quello che si indossa, non di spiegarlo a tutti i costi. L’augurio allora è semplice e vale per tutti, scegliete qualcosa che vi faccia sentire a vostro agio, che vi permetta di sedervi, mangiare, ridere e restare. L’outfit perfetto può aspettare, il giudizio pure. Alla fine, a Natale, lo stile migliore è sempre lo stesso: quello che non rovina l’atmosfera… e magari lascia spazio anche a una fetta di panettone in più.
di Serena Parascandolo
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