Covid, tre anni dal “paziente uno”
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Il 20 febbraio 2020 nella piccola cittadina di Codogno, Mattia Mestri risulta positivo al Covid19: è il paziente uno, la prima di tante vittime

Covid, tre anni dal “paziente uno”
Il 20 febbraio 2020 nella piccola cittadina di Codogno, Mattia Mestri risulta positivo al Covid19: è il paziente uno, la prima di tante vittime
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Covid, tre anni dal “paziente uno”
Il 20 febbraio 2020 nella piccola cittadina di Codogno, Mattia Mestri risulta positivo al Covid19: è il paziente uno, la prima di tante vittime
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È il 20 febbraio 2020 quando Mattia Maestri, un trentottenne originario di Codogno in provincia di Lodi, risulta positivo al Sars-CoV2: è il “paziente1”, il primo caso di Covid in Italia.
Da quel momento il contagio si espande a macchia d’olio aprendo la strada ad un momento storico, quello della pandemia, ancora oggi doloroso e incancellabile. Tutti imparammo termini fino a quel momento sconosciuti come lockdown o mascherina FFP2. Tutti accettammo il confinamento trovando escamotage per sentirci uniti come cantare dai balconi colmi di tricolori e striscioni con “andrà tutto bene”. Gli abbracci e i baci divennero potenziali armi da evitare.
Molti non ce l’hanno fatta, vittime di quel virus subdolo e silenzioso quanto letale. Lo sciame di bare a Bergamo resta l’immagine iconica ancora impressa nella memoria collettiva.
Oggi che sono passati esattamente tre anni dal “paziente uno” e che tutto questo sembra un lontano ricordo, vogliamo omaggiare chi ha resistito, chi ha lottato e chi ha perso. Omaggiare la scienza, che ha protetto le nostre famiglie con vaccini lampo. Omaggiare i medici e gli infermieri che sono stati accanto a tutti i pazienti come degli eroi.
E ora sorridere, non più dietro una mascherina.
di Raffaela Mercurio
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