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Culle vuote? Agli italiani non importa nulla

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Giorgetti ha fatto particolare riferimento al disastro delle culle vuote al Sud, un tempo serbatoio inesauribile del nostro futuro in termini di nascite.

Culle vuote? Agli italiani non importa nulla

Giorgetti ha fatto particolare riferimento al disastro delle culle vuote al Sud, un tempo serbatoio inesauribile del nostro futuro in termini di nascite.

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Culle vuote? Agli italiani non importa nulla

Giorgetti ha fatto particolare riferimento al disastro delle culle vuote al Sud, un tempo serbatoio inesauribile del nostro futuro in termini di nascite.

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L’ennesimo allarme demografico in Italia è stato lanciato, nell’indifferenza generale, dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. L’esponente leghista ha fatto particolare riferimento al disastro delle culle vuote al Sud, un tempo serbatoio inesauribile del nostro futuro in termini di nascite.

Per carità, la società è mutata e – sia detto con tutte le prudenze del caso – il calo demografico è anche la fotografia di un accresciuta agiatezza generalizzata. Non c’è società evoluta e ricca che non abbia registrato un brusco calo della curva delle nascite, negli ultimi decenni. In questo siamo tutto tranne che speciali ma in Italia facciamo un po’ peggio degli altri e ce la battiamo con il Giappone per la palma del Paese più anziano della terra.

Tralasciamo gli aspetti più che positivi della longevità e torniamo all’allarme di Giorgetti: il dramma epocale del Sud è la morsa fra un bacino di giovani sempre più ristretto e le migrazione in costante aumento dei più qualificati e formati fra i pochi ragazzi superstiti.

Ormai va così, come accennavamo in apertura nessuno degli allarmi sul crollo delle nascite e ancor meno riflessioni come la nostra – fatte un’infinità volte – raccolgono il sia pur minimo interesse.

Diciamo la verità: del crollo demografico, dell’Italia sempre più vecchia, fatta a misura di anziani e ormai incapace persino di parlare di ragazzi (figurarsi di bambini) non importa nulla alla stragrande maggioranza di noi. Ogni tanto ci risvegliamo, magari perché una mamma trattata in modo indecoroso su un treno per la sola “colpa” di avere con sé due figli vivaci decide di alzare la voce e denunciare un andazzo ormai generalizzato.

Posto che il problema educativo esiste ed è tutt’altro che una sciocchezza, è altrettanto vero che ormai ci siamo così disabituati all’idea stessa di avere intorno dei bimbi da aver sviluppato un’insofferenza a tratti patologica. Siamo immersi in una società che si gira dall’altra parte, che non vuole essere annoiata dall’idea che prima o poi dovremmo anche porci il problema di chi ci accudirà quando saremo quasi tutti vecchi, i giovani pochi e i bambini pressoché estinti.

Le domande scomode non ce le vogliamo fare, un po’ perché non abbiamo risposte è un po’ perché non ce ne frega più niente. Alla maggioranza degli italiani va bene così: lo dicono le cifre, lo dicono le motivazioni e in definitiva lo dicono i politici che ogni tanto fanno la loro dichiarazione di prammatica e poi tornano ai temi che portano voti.

di Fulvio Giuliani

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