Cura dell’anima
La cultura delle regole e del rispetto deve partire dalla scuola. La riforma del voto di condotta e della sospensione va proprio in questa direzione. Servirà?
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La cultura delle regole e del rispetto deve partire dalla scuola. La riforma del voto di condotta e della sospensione va proprio in questa direzione. Servirà?
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La cultura delle regole e del rispetto deve partire dalla scuola. La riforma del voto di condotta e della sospensione va proprio in questa direzione. Servirà?
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La cultura delle regole e del rispetto deve partire dalla scuola. La riforma del voto di condotta e della sospensione va proprio in questa direzione. Servirà?
L’ora di educazione civica andrebbe sostituita con l’ora di educazione cinica. Non è una battuta. È la consapevolezza del sentimento del contrario, come Pirandello definiva l’umorismo: le prediche sulle norme non generano la pratica delle regole. Molto spesso producono l’effetto contrario. La festa degli studenti del liceo milanese “Leonardo da Vinci” (un party che si svolge a inizio anno per festeggiare il nuovo anno scolastico) è degenerata poco dopo la mezzanotte in una maxi rissa. La preside della scuola ha detto che dell’accaduto se ne parlerà nelle lezioni di educazione civica. Servirà? A Bari si sono rifatti vivi gli “sparator cortesi”: due ‘studenti’ hanno sparato a un professore con una pistola a pallini. In questo caso – dopo tanti altri simili con uso di coltelli e altre armi – è intervenuto il ministro Valditara dicendo che è urgente affermare «il principio che un docente va rispettato» e che «offese e violenze saranno sanzionate in modo efficace». Ancora: «La cultura delle regole e del rispetto deve partire dalla scuola. La riforma del voto di condotta e della sospensione va proprio in questa direzione». Servirà?
Diamo per scontato che la disciplina scolastica sia non soltanto utile ma necessaria. Aggiungiamo anche che la sospensione è un provvedimento sempre esistito, anche prima di Valditara, ma ben venga un suo uso disciplinare rigoroso. Ora, però, affrontiamo il tema delle regole e del rispetto – anzi: della cultura del rispetto – e chiediamoci: l’ora di educazione civica serve davvero a qualcosa? Le regole e il loro rispetto – quella che una volta si sarebbe chiamata con maggior bellezza e più gusto “buona educazione” – si ottengono davvero con prediche, informazioni, codici, manuali, esperti? Quando si parla in una scuola non bisogna anche essere consapevoli che ci si rivolge ad adolescenti? Davvero si ritiene, per fare un esempio, che per diffondere il rispetto delle donne e scongiurare la violenza – tema, questo, quanto mai attuale e perciò stesso divenuto perfino di moda e abusato – siano utili convegni, giornate speciali e cosiddette opere di sensibilizzazione? Insomma, davvero si crede che si possano avere buone intenzioni senza creare buoni sentimenti?
La vita interiore di ognuno di noi è un mistero per gli altri perché ogni “spirito” – parola desueta, lo ammetto – è perfettamente impenetrabile. Eppure, se c’è una specificità che è della scuola, questa è proprio la creazione di un mondo interiore. Sì, proprio così: creazione di un mondo interiore. Creazione di sentimenti, buoni sentimenti. Perché al contrario della vulgata i sentimenti non esistono in natura e sono il frutto di un’educazione che inizia in famiglia e continua a scuola. Come? Qui la risposta è ancora più scandalosa: con la letteratura, con la poesia, con la lettura, con lo studio, con il fascino, con l’ironia. Un fine umanista del secolo scorso che fu anche ministro della Scuola, Salvatore Valitutti, diceva che il fine della scuola non è la cultura ma l’educazione che ha come suo mezzo la cultura. Ossia attraverso la cultura si fa un lavoro che mette in opera la socratica ed europea – perché l’Europa è questa cosa qui – “cura dell’anima”.
Si avrà sempre un buon risultato? No. Ma senza questo lavoro scolastico di educazione sentimentale, sia in campo liceale sia in campo professionale, la scuola fallirà ‘regolarmente’ tutti i suoi obiettivi. Perché la scuola non è una scuola guida, non è un corso di aggiornamento, non è un’ora di educazione civica, non è una griglia di valutazione (Dio santo!), non è un Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento), non è una giornata mondiale. La scuola è cura dell’anima, ad averne una.
Di Giancristiano Desiderio
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