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Sciopero

Diritto di sciopero e diritto alla vacanza

Lo sciopero degli aerei programmato per oggi rischia di lasciare a terra 250.000 persone. Il diritto di sciopero ma anche il diritto alla vacanza
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Un sabato così, nei cieli d’Italia e d’Europa, forse non si era mai visto: lo sciopero programmato per oggi dai sindacati confederali del Trasporto aereo e le contemporanee agitazioni dei controllori di volo, del personale della Vueling e di Malta Air (che garantisce l’operatività di numerosi voli del colosso Ryanair), rischiano di lasciare a terra qualcosa come 250.000 persone.

Avete letto bene: un quarto di milione di viaggiatori che in un weekend di metà luglio – che più classico di così non si può – rischia di non poter partire per le proprie vacanze.

Come sottolineato da Pierluigi Di Palma, presidente dell’Ente Nazionale Aviazione Civile – l’Enac – uno sciopero di sabato in luglio è nel 99% dei casi di fatto uno schiaffo a chi aveva programmato di partire (o rientrare) per le meritate vacanze.

Senza mettere in discussione – risparmiamoci polemiche stupide e sterili – il diritto di sciopero e le sacrosante proteste per contratti che non vengono rinnovati da anni, anche i diritti del cittadino-consumatore devono essere considerati altrettanto sacri e intoccabili. Altrimenti una società come la nostra semplicemente finisce ostaggio delle rivendicazioni di una categoria e poi di un’altra. Di una visione corporativa e non di insieme che finisce per far male a tutti: oggi a me, domani a te e non va per niente bene.

Non è tollerabile, personalissima opinione, che in un sol giorno (d’estate!) si rischi di cancellare 1000 voli: non è uno sciopero, è una serrata e le serrate incattiviscono i rapporti fra le persone, le categorie, i punti di vista, le legittime rivendicazioni e scatenano istinti non proprio piacevoli.

Non abbiamo mai voluto viaggiare e volare come in questi mesi, la domanda è incredibilmente alta. Il turismo offre segnali entusiasmanti e tutto questo non può essere gestito alla giornata o diventare occasione di visibilità anche per piccole o piccolissime rappresentanze dei lavoratori. Conosciamo troppo bene il fenomeno nelle grandi città, regolarmente bloccate dagli scioperi strategici del venerdì, il più delle volte programmati da sigle dalla ridottissima rappresentatività.

Il nostro mondo diventa ogni giorno una macchina più complessa e delicata, che richiede straordinarie competenze e grande equilibrio nella sua gestione. Procedere con i meccanismi anche sindacali degli anni Settanta del secolo scorso significa lanciarsi con entusiasmo in un buco nero.

 

di Fulvio Giuliani

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