Dopo Elisabetta, il diluvio
In quel “lungo addio” della Regina Elisabetta c’è anche un pezzo del nostro costume, un gigantesco e nostalgico “come eravamo”.
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Dopo Elisabetta, il diluvio
In quel “lungo addio” della Regina Elisabetta c’è anche un pezzo del nostro costume, un gigantesco e nostalgico “come eravamo”.
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Dopo Elisabetta, il diluvio
In quel “lungo addio” della Regina Elisabetta c’è anche un pezzo del nostro costume, un gigantesco e nostalgico “come eravamo”.
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In quel “lungo addio” della Regina Elisabetta c’è anche un pezzo del nostro costume, un gigantesco e nostalgico “come eravamo”.
Perché ci occupiamo tanto della regina Elisabetta, del Giubileo di platino, della sua (alquanto sgangherata, per certi aspetti) famiglia, di una sovrana oggettivamente anacronistica? Per legittima curiosità, perché i Windsor occupano da decenni le cronache rosa e non troppo di rado quelle rosa-nere, perché The Crown è un successo planetario non a caso, etc…
Soprattutto perché Elisabetta II è l’ultimo, grande personaggio del Novecento ancora fra noi, la regina d’Inghilterra è il solo monarca che conservi un appeal globale e tutti abbiamo la netta sensazione che dopo di lei non ce ne sarà mai più uno così. Perché i tempi e i costumi cambiano inesorabilmente e una testa coronata che non sia Elisabetta II finirà per essere solo un borghese agghindato con qualche strano orpello coreografico, al più il discendente di un tempo che fu.
Elisabetta è un libro di storia vivente, la donna che conobbe e si affidò a Winston Churchill, in assoluto uno dei giganti del continente, uno degli uomini a cui dobbiamo la nostra libertà. Basterebbe questo per capire come personaggi così sono irripetibili, perché una vicenda umana come la sua – dalla II Guerra mondiale ai Beatles e a Lady D – non si costruisce con Twitter o Instagram, devi averla vissuta.
Certo, le sopravviverà la famiglia e il gossip continuerà ad alimentarsi di Harry e Meghan, cercherà in Kate qualche elemento di genuino interesse che non sia solo scorgere tracce della principessa scomparsa a Parigi, ma diciamola tutta: Carlo e Camilla sono ormai una simpatica coppia di arzilli pensionati, in attesa di un trono che sembra non arrivare mai e non potranno che occupare di passaggio, mentre al futuro re William spetterà l’ingrato compito di dare un senso alla monarchia nel III millennio.
Senza la nonna sarà estremamente complicato, perché il carisma non si trova online e la storia non te la puoi fabbricare. In quello che la stampa mondiale sta descrivendo come il “lungo addio“ alla regina, c’è l’ultimo saluto anche un pezzo di nostro costume, un gigantesco, nostalgico “come eravamo”.
Di Fulvio Giuliani
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