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È bello, è donna, è Italia

Le 40 medaglie conquistate dagli azzurri a Parigi rappresentano la prova di una continua evoluzione della nostra società

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È bello, è donna, è Italia

Le 40 medaglie conquistate dagli azzurri a Parigi rappresentano la prova di una continua evoluzione della nostra società

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È bello, è donna, è Italia

Le 40 medaglie conquistate dagli azzurri a Parigi rappresentano la prova di una continua evoluzione della nostra società

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Le 40 medaglie conquistate dagli azzurri a Parigi rappresentano la prova di una continua evoluzione della nostra società

Proveremo a fare qualcosa che appare sempre più complesso in un Paese come il nostro, malato di politichese e polemichese. E cioè soppesare il più che lusinghiero bilancio dell’Italia alle Olimpiadi di Parigi non per trarne conclusioni di carattere politico o addirittura ideologico ma ragionando su quanto le 40 medaglie conquistate – con due ori in più rispetto all’identico totale di Tokyo 2021 – rappresentino la prova di una continua evoluzione della nostra società.

Oltre il comunque sano confronto con le altre Nazioni, è interessante l’autoanalisi. Ha ragione il presidente del Coni Giovanni Malagò a sottolineare la multidisciplinarietà dell’Italia, capace di vincere tante medaglie e soprattutto in sport molto diversi fra loro.

Ci sono Paesi che raccolgono tantissimo in poche discipline, il che è comunque lusinghiero, ma testimonia una minore diffusione dello sport in quanto tale. La super specializzazione, insomma, alle Olimpiadi finisce per non pagare perché il mondo continua a progredire anche in angoli un tempo di fatto sconosciuti al grande sport.

Siamo cresciuti in un’Italia che faceva pochissimo sport, innamorata persa del calcio e sentimentalmente molto legata al ciclismo. Era un’Italia che di medaglie in alcune edizioni dei giochi degli anni Settanta rischiò di non vincerne proprio. Fu necessario l’arrivo dei rutilanti anni Ottanta e dei Giochi resi immensamente meno competitivi dai boicottaggi dei due blocchi per rimetterci in carreggiata.

Soprattutto, cominciammo a fare sport di massa, a regolare la nostra alimentazione, a rendere scientifico l’approccio delle nostre nuove generazioni all’attività fisica e a professionalizzare quella di vertice. Per capire di che cosa stiamo scrivendo è fondamentale osservare il dato del “peso” femminile nel medagliere italiano.

Abbiamo vinto di più con le ragazze, come da anni sono le ragazze a sostenere il nostro sci alpino ai massimi livelli e non va mai dimenticato che prima della stagione d’oro e della Sinnermania furono le straordinarie ragazze della generazione Schiavone-Pennetta-Vinci-Errani (vi dice qualcosa?) a tenere in vita il nostro Tennis e a proiettarlo in una dimensione sconosciuta.

Nell’affermazione olimpica delle ragazze italiane c’è un Paese che funziona meglio rispetto a prima. Concretamente più equilibrato fra i sessi, il che non significa che non esista un tema di gender gap come abbiamo avuto modo di sottolineare un’infinità di volte. Però le cose vanno meglio di venti o trent’anni fa. Con buona pace di chi vede sempre e solo il marcio.

Non è nostra volontà intervenire oggi nel dibattito scatenato involontariamente dalle azzurre del Volley, ma ci sia permesso ricordare un elemento fondamentale: parliamo di atlete e atleti italiani. Il loro colore è l’azzurro. Lottano, vincono (e talvolta perdono) per l’azzurro, con l’azzurro indosso. Del bianco, del nero, del luogo di nascita non ci interessa nulla. Sono italiani.

di Fulvio Giuliani

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