Enzo Tortora torna in Rai
Enzo Tortora: distrutto negli ultimi anni di vita nella sua immagine pubblica e letteralmente ucciso da un’inchiesta giudiziaria feroce e truffaldina
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Enzo Tortora: distrutto negli ultimi anni di vita nella sua immagine pubblica e letteralmente ucciso da un’inchiesta giudiziaria feroce e truffaldina
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Enzo Tortora: distrutto negli ultimi anni di vita nella sua immagine pubblica e letteralmente ucciso da un’inchiesta giudiziaria feroce e truffaldina
Se siete grosso modo quarantenni è probabile che sappiate ben poco di Enzo Tortora. Distrutto negli ultimi anni di vita nella sua immagine pubblica, letteralmente ucciso da un’inchiesta giudiziaria feroce e truffaldina perché campata in aria, il presentatore tv (che fu anche scrittore e giornalista) è stato rimosso dalla memoria collettiva di un Paese già distratto di suo. Poco o nulla si è voluto tramandare di una carriera fatta di record d’ascolti ineguagliati, format geniali e fecondi, conduzioni in diretta che con cultura e garbo andavano diritte al cuore del pubblico. Si è piuttosto preferito sussurrare del ‘povero Tortora’, quasi fosse finito vittima non della balorda giustizia italiana ma di un asteroide precipitatogli in testa. Nemmeno quando Mamma Rai si concede lunghe vacanze estive – propinandoci per mesi fondi di magazzino, repliche di programmi dimenticabili e spezzoni del suo archivio storico – vengono mostrati gustosi assaggi di “Portobello” e delle altre sue trasmissioni. Comprendiamo l’imbarazzo: uso del congiuntivo, ricca aggettivazione, schiena dritta, idee robuste e mai ritrattate andavano pochissimo di moda già allora. Figuriamoci oggi.
Ecco perché ha il sapore dell’evento il lungo ricordo che questa sera alle 21,20 gli verrà tributato su RaiTre (disponibile anche su RaiPlay). Evidentemente a corto di personale e competenze, per ricordare uno dei suoi più grandi protagonisti la tv di Stato ha deciso di affidarsi a una produzione esterna. Scelta azzeccata. “Ho voglia di immaginarmi altrove” – realizzato da Moviheart – è un documentario potente, accurato ed emozionante che in novanta minuti ci restituisce una grande storia umana, professionale e politica. Il regista Tommaso Cennamo (che con Enzo Decaro ha scritto anche la sceneggiatura) ha disposto in una trama ritmata i fili di un racconto colorato, complesso e sorprendente.
Quando un lavoro è svolto con passione e onestà intellettuale te ne accorgi subito. Stasera la televisione saprà di pulito, anche nel mostrare lo sconcio nauseabondo di certa magistratura e di certo giornalismo. Ma proprio per questo dispiace un’omissione non casuale: nessun accenno o quasi viene fatto al referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Non un dettaglio. Tortora è stato soprattutto un importante leader politico e il suo lascito di presidente del Partito radicale è proprio la battaglia durissima e inesausta condotta con Marco Pannella perché a ogni cittadino venga garantito il diritto di essere risarcito dal magistrato che per dolo o colpa grave l’abbia sbattuto in carcere. Quel referendum, stravinto nelle urne, venne tradito dal Parlamento pochi giorni prima della sua morte. Ancora oggi resta scomodo, tanto che a Cennamo è stato fatto chiaramente intendere che non fosse il caso di sottolineare una questione politica così delicata. E lo è davvero, se siamo costretti a contare 30.778 innocenti in carcere dal 1991 al 31 dicembre 2022. Guarda caso, dei dati forniti per l’occasione da Errorigiudiziari.com, la Rai nella scheda finale del documentario ha omesso i circa 933 milioni di euro di risarcimenti pubblici erogati, per una media di poco inferiore ai 29 milioni e 200mila euro l’anno. Soldi nostri.
Dopo stasera Enzo Tortora tornerà a vivere nei cuori di molti, speriamo possa farlo anche la sua battaglia.
di Vittorio Pezzuto
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