I segnali di ieri sono confortanti, ma non sufficienti. La reazione scomposta russa all’annuncio dello stop al nuovo gasdotto NordStream fra Russia e Germania, testimonia la sorpresa per la presa di posizione di Scholz.
Bisognerà tener duro. La crisi con Vladimir Putin non si risolverà certo in una manciata di ore e costringerà tutto l’Occidente a prendere decisioni complesse e sgradevoli. Ben oltre quanto fatto dopo il riconoscimento delle sedicenti repubbliche secessioniste ucraine. Il grande interrogativo – oltre cosa ci sia realmente della testa dello zar (impossibile a dirsi, almeno questo l’abbiamo capito) – è proprio quanto il fronte USA-Unione europea riuscirà a tenersi rigido e compatto.
I segnali di ieri sono confortanti, ma non sufficienti. La reazione scomposta russa all’annuncio tedesco dello stop al nuovo gasdotto NordStream fra Russia e Germania (“Benvenuti nel nuovo mondo, in cui il gas costerà 2000 € al metro cubo“, parole del vice Medvedev subito smentite dai mercati) testimonia proprio la relativa sorpresa per l’immediata presa di posizione del nuovo cancelliere Scholz. Soprattutto che questa è la strada da seguire.
Tenerla è tutta un’altra faccenda, perché ben presto l’effetto delle sanzioni a carico di Mosca si faranno sentire – eccome! – anche sui Paesi occidentali. Dunque, su tutti noi e sulla nostra pubblica opinione. In quel momento si dovrà avere la forza di mantenere il punto, semmai rafforzandolo.
Abbiamo a che fare con un ricattatore energetico e ormai dovrebbero essersene accorti anche i suoi più docili sostenitori da queste parti. Con un ricattatore c’è una certezza: più lo alimenti, più ti chiederà e tutto ciò va ben oltre l’Ucraina.
di Fulvio Giuliani
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