A che gioco giocate?
Come giocate con i vostri figli? A cosa giocate con i vostri figli? Oggi una domanda diretta per provare a capire come i genitori si rapportano al gioco
A che gioco giocate?
Come giocate con i vostri figli? A cosa giocate con i vostri figli? Oggi una domanda diretta per provare a capire come i genitori si rapportano al gioco
A che gioco giocate?
Come giocate con i vostri figli? A cosa giocate con i vostri figli? Oggi una domanda diretta per provare a capire come i genitori si rapportano al gioco
Come giocate con i vostri figli? A cosa giocate con i vostri figli? Oggi una domanda diretta per provare a capire come i genitori si rapportano al gioco
Come giocate con i vostri figli? A cosa giocate con i vostri figli? Oggi una domanda diretta, per provare a capire come impostiamo noi genitori – variamente adulti – il nostro rapporto con una sfera essenziale dei nostri figli: il gioco.
Nella mia personale esperienza, essendo intercorso molto tempo fra prima figlia e la combo secondo-terzo, ho potuto in qualche misura sperimentare mondi diversi. Oltre le differenze legate al genere (che nessuno me ne voglia, ma continuano a esistere anche se non mi sono sognato di influenzare in un senso o in un altro i miei figli), con la ex bimba il gioco è stato sostanzialmente di partecipazione ai suoi mondi di fantasia, legati a grandi epopee letterarie ormai diventate veri e propri classici moderni. Harry Potter su tutti.
Non esisteva lo streaming e Amelia è venuta su sommersa da Dvd, come buona parte dei diciottenni di oggi. Harry Potter, come detto, ma una marea di Barbie, principesse, cartoni della Disney, insieme a tanti libri. Per fortuna.
Appena 10 o 12 anni fa, l’influenza degli smartphone e in generale dei contenuti digitali era mostruosamente ridotta. Un fatto, non un giudizio. Con il secondo e il terzo, è cambiato tutto: i Dvd sono scomparsi, i contenuti a disposizione di un bambino o di un ragazzino di oggi sono enciclopedici nei numeri e negli argomenti. Un mare magnum in cui un adulto fa un’enorme fatica a districarsi, figuriamoci un pupo.
Come giocare? Detto che noi adulti spesso ci dobbiamo ricordare di farlo, sempre presi da qualcosa apparentemente improcrastinabile e affondati nei smartphone ben peggio dei nostri ragazzi (mi autodenuncio!), non è facile capire cosa possa veramente piacere a chi è nato un bel po’ dopo l’anno 2000.
I videogiochi, certo, che in definitiva sono la cosa cambiata meno rispetto al mio primo giro da genitore.
Mi spiego: tecnicamente sono esplosi, ma nell’approccio generale non mi sento di riscontrare differenze clamorose rispetto a 15 anni fa. Il mio settenne ama Fifa – anche se oggi non si chiama più così – esattamente come lo amavano 15 anni fa i ventenni di oggi. Fra i videogiochi, che ho sempre apprezzato come forma espressiva, si possono trovare delle schifezze inenarrabili e dei veri e propri capolavori. A noi genitori il compito di saper scegliere, indirizzare, accompagnare e – perché no – giocare un po’ con loro.
Sapendo che verremo disintegrati in qualsiasi competizione videoludica a cui i nostri figli dedichino più di 15 minuti, ma è una sconfitta piacevolissima.
Personalmente, ho provato a riscoprire l’universo dei board game, i giochi da tavolo della nostra infanzia. Per spingere sulla fantasia e stimolare raccontarsi delle storie: primo passo, insieme alla lettura, per formare un linguaggio evoluto e non spaventarsi mai delle proprie fantasie.
A proposito, a volte i nostri figli non ci pensano neppure a giocare con noi: siamo troppo lenti, arcaici, superati per loro. Non sempre, ma accade e fa parte… del gioco
di Fulvio Giuliani
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