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Borseggiatrici Milano

Foto e parole non sono il problema

Polemiche sulla pubblicazione di video che ritraggono le borseggiatrici di Milano. Ma il vero problema è la sicurezza
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Possiamo discutere del mezzo, ma definire “violenza” la pubblicazione su Instagram di un video in cui si vedono le borseggiatrici che da anni agiscono in metro a Milano è un po’ eccessivo. A parte che siamo nell’epoca in cui tutto si filma e tutto finisce sui social, non si capisce la levata di scudi proprio per questa vicenda. Il problema esiste e se ne aggiunge un altro: queste borseggiatrici sono sempre le stesse e sono sempre libere di agire perché – guarda caso – ogni volta che vengono fermate risultano incinte.

In Stazione Centrale a Milano da tempo sono comparsi dei volantini con le loro facce. Opera di un gruppo di ragazzi che cercano di mettere in guardia i passeggeri. Lo fanno perché le conoscono bene e le conoscono bene perché sono le medesime da anni. E allora invece di indignarsi perché le loro facce sono finite sui social, sarebbe meglio chiedersi come fermarle. Perché questo è un problema annoso, che tra l’altro si propone praticamente in tutte le grandi città. Non dimentichiamoci che anche le macchinette automatiche dove si acquistano i biglietti avvertono i passeggeri di stare attenti alla presenza di borseggiatori. Quindi, più che attaccarsi a un profilo Instagram, il problema è che costoro rimangono sempre impuniti e impunite.

La polemica peraltro segue di pochi giorni quella praticamente identica sul messaggio audio che nella metropolitana di Roma avvertiva della presenza di zingari. Ora, che la parola “zingari” debba essere per forza un’offesa è tutto da dimostrare. Poi, bisognerebbe anche un po’ smettere di attaccarsi alle parole, in ogni circostanza. Sembra essere diventato questo il problema più importante: come si definiscono le cose, quali termini si usano e se siano politicamente corretti. Naturalmente, utilizzare espressioni che non risultino offensive è importante ma poi bisognerebbe anche riuscire ad andare oltre. Intervenendo nel concreto di problematiche che non sono nuove e che danneggiano fortemente la nostra immagine anche all’estero. Insomma, non è bello che un turista arrivi e rischi di essere derubato. Non è bello neanche per un italiano, chiaramente. In generale non è bello percepire un senso di mancanza di sicurezza.

Dopo critichiamo pure i video e le espressioni utilizzate. Critichiamo i social, critichiamo le parole. Ma evitiamo di far finta che il problema sia quello perché significa, per l’ennesima volta, evitare di risolverlo o addirittura evitare completamente di affrontarlo. Col risultato che poi i cittadini finiscono per affidarsi ai social invece che alle autorità.

Di Annalisa Grandi

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