Fanno paura gli adulti in rete
In Francia, si sta studiando l’idea di vietare i social sotto i 15 anni, ma spesso i divieti non sono una soluzione. Gli adulti dovrebbero educare, non vietare senza conoscere
| Società
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In Francia, si sta studiando l’idea di vietare i social sotto i 15 anni, ma spesso i divieti non sono una soluzione. Gli adulti dovrebbero educare, non vietare senza conoscere
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In Francia, si sta studiando l’idea di vietare i social sotto i 15 anni, ma spesso i divieti non sono una soluzione. Gli adulti dovrebbero educare, non vietare senza conoscere
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In Francia, si sta studiando l’idea di vietare i social sotto i 15 anni, ma spesso i divieti non sono una soluzione. Gli adulti dovrebbero educare, non vietare senza conoscere
C’è una diffusa ansia di divieti nel nostro mondo. Alcuni più comprensibili – comunque fortemente divisivi – come il possibile bando pressoché totale alla possibilità di fumare anche all’aperto, altri che appaiono più una risposta affannosa e in perenne rincorsa alla realtà dei tempi.
In Francia, si sta studiando l’ipotesi di inibire l’accesso ai social a tutti i ragazzi sotto i 15 anni, a meno di non essere espressamente autorizzati dai genitori.
Un tentativo di porre un argine all’invadenza nella vita dei nostri ragazzi delle realtà più controverse dell’universo digitale, che non ne occupano solo ore e ore del quotidiano, ma rischiano di modificarne l’approccio stesso alla realtà e al rapporto con i coetanei e il mondo degli adulti. Problema serissimo, ma che sembra un’utopia pensare di poter gestire attraverso un sistema di limiti e proibizioni che sembrerebbe fatto apposta per essere aggirato e per generare un rischiosissimo fascino del “proibito”, la più classica delle calamite.
Non sappiamo come andrà finire l’idea francese, ogni tanto proposta anche da noi in Italia, ma sappiamo per certo che se affronteremo il mondo digitale in termini di limiti e divieti, rinunciando ad una profonda educazione alla rete e all’uso delle sue magnifiche opportunità, continueremo a inseguire vanamente i nostri figli su un terreno sostanzialmente ignoto a buona parte degli adulti.
Un metodo buono a placarsi la coscienza e del tutto inefficace davanti a ben noti pericoli. Perché, se è sacrosanto occuparsi dei rischi corsi da adolescenti e preadolescenti, sono spesso gli adulti a terrorizzarci. Sono loro a non conoscere le basi dell’utilizzo dei social, ma soprattutto dell’educazione e del rispetto del prossimo. Pensiamo di vietare, perché non sappiamo come insegnare.
Tantissimi parlano, ma pochi si prendono la briga di studiare e conoscere in modo approfondito, per non risultare agli occhi dei più giovani solo dei patetici moralisti. Pronti ad alzare il ditino con una mano e ansiosi con l’altra di afferrare il proprio smartphone e berciare via Twitter, offendere, scrivere cose che non si sognerebbero mai di dire in presenza neppure al peggior nemico. Educare, non vietare senza capire.
Di Fulvio Giuliani
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