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Per i ragazzi Lei, Lui e Loro pari sono

Il festival di Sanremo ha mostrato a tutta l’Italia la “nuova normalità” grazie all’apparizione di molti rappresentanti della generazione Z, che predicano nuovi valori come la libertà di essere sé stessi, abolendo definizioni scontate e pregiudizi.
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Per i ragazzi Lei, Lui e Loro pari sono

Il festival di Sanremo ha mostrato a tutta l’Italia la “nuova normalità” grazie all’apparizione di molti rappresentanti della generazione Z, che predicano nuovi valori come la libertà di essere sé stessi, abolendo definizioni scontate e pregiudizi.
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Per i ragazzi Lei, Lui e Loro pari sono

Il festival di Sanremo ha mostrato a tutta l’Italia la “nuova normalità” grazie all’apparizione di molti rappresentanti della generazione Z, che predicano nuovi valori come la libertà di essere sé stessi, abolendo definizioni scontate e pregiudizi.
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Il festival di Sanremo ha mostrato a tutta l’Italia la “nuova normalità” grazie all’apparizione di molti rappresentanti della generazione Z, che predicano nuovi valori come la libertà di essere sé stessi, abolendo definizioni scontate e pregiudizi.
Genitori e figli – in special modo giovani o giovanissimi – a confronto nelle serate di Sanremo. Molto più che sui diversi gusti musicali e gli inevitabili confronti e paragoni fra mode di oggi e quelle che furono, quest’anno a tener banco attorno al focolare del Festival è stata la ‘nuova normalità’. I teenager – sì, proprio i ragazzi cresciuti senza televisione generalista, a pane e Netflix – hanno trovato in Rai Uno qualcosa in cui riconoscersi. Non nella rete ammiraglia di mamma Rai, sia chiaro, pronta a rientrare nel rassicurante tran tran di fiction (per quale arcano motivo in tutto il mondo si chiamano “serie” e noi ci ostiniamo a definirle fiction, se in onda su Rai o Mediaset?!), ma nelle serate di Sanremo. Una nuova e diversa normalità, come più volte abbiamo scritto la scorsa settimana, che i ragazzi amano mostrare ai propri genitori. In special modo se un po’ provocati da battute e considerazioni su un look particolarmente ardito o atteggiamenti e riferimenti lontanissimi da quelli del mondo ‘adulto’. Giovani e teenager, così, hanno scoperto quell’orgoglio che i propri genitori e nonni legavano tradizionalmente alla politica, all’ideologia, ai grandi fatti della vita. Per la generazione Z, invece, questo valore è ascrivibile alla libertà. Libertà – in particolare – di pensare, parlare, vestirsi, relazionarsi come si vuole. Se volete provate a capire fino in fondo di cosa stiamo scrivendo, provate a far scivolare una discussione con dei quindici-ventenni sulla “definizione binaria”. Sempre senza generalizzare, esercizio scivoloso per definizione, molti di loro vi guarderanno sorpresi della vostra (comprensibile) sorpresa. Il non sentire l’esigenza di definire una persona maschio o femmina, omosessuale o etero – non è una questione di mera inclinazione sessuale! – e il considerare scontato che i social chiedano se vogliate che il vostro profilo sia preceduto da ‘she’, ‘he’ o ‘they’ (per essere correttamente identificato in ‘lei’, ‘lui’ o nell’indeterminato ‘loro’) è uno dei tratti distintivi di questi ragazzi, quando decidono di far sentire il peso della propria generazione. Attenzione, non dobbiamo essere per forza d’accordo. Anzi, gli adulti che accettano acriticamente tutto o quasi, pur di conquistare l’attenzione e il consenso a buon mercato dei figli, non fanno il loro mestiere fino in fondo. Abdicano, mentre il sale del confronto generazionale sta proprio nella contrapposizione di modelli e riferimenti anche profondamente diversi. Abbiamo la fortuna di non avere a che fare con la negazione delle regole di convivenza civile o nel rifiuto della nostra stessa idea di società, come accaduto in epoche neanche troppo lontane. Al più, questi ragazzi ci osservano con un sorrisino di affettuoso compatimento, come a dire “Cosa ne volete capire, voi boomer” (pur facendo confusione fra la vera generazione dei baby-boomer e quelle successive di gran parte dei loro genitori). A differenza delle tensioni epocali, da cui germogliarono tragedie e conflitti di cui portiamo ancora i segni, teenager, giovanissimi e giovani d’oggi non rifiutano il dialogo. Con la sana ingenuità dell’età, semmai, pretendono che si parli un linguaggio a loro comprensibile, mettendo in agenda temi riconoscibili. Chiedono spazio per la ‘loro’ nuova normalità, senza definizioni e categorie per noi scontate. Stimolante per adulti che non vogliano contrapporre meccanicamente una realtà (la propria) a un’altra (quella dei figli). di Marco Sallustro

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