Giorgia Meloni e quella bugia che le si perdona
| Società
La leader di Fratelli d’Italia si è confessata a Chi: “Non rinuncerò a nulla di ciò che riguarda mia figlia se diventerò premier” ha detto. Una bugia bianca che le “perdoniamo” senza fatica, ben consapevoli che la prima a non crederci sia proprio lei.

Giorgia Meloni e quella bugia che le si perdona
La leader di Fratelli d’Italia si è confessata a Chi: “Non rinuncerò a nulla di ciò che riguarda mia figlia se diventerò premier” ha detto. Una bugia bianca che le “perdoniamo” senza fatica, ben consapevoli che la prima a non crederci sia proprio lei.
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Giorgia Meloni e quella bugia che le si perdona
La leader di Fratelli d’Italia si è confessata a Chi: “Non rinuncerò a nulla di ciò che riguarda mia figlia se diventerò premier” ha detto. Una bugia bianca che le “perdoniamo” senza fatica, ben consapevoli che la prima a non crederci sia proprio lei.
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Di bugie i politici ne dicono tante. Soprattutto in campagna elettorale, quando abbondano le promesse che non si sarà in grado di mantenere. Fa parte del gioco: lo sanno “loro”, lo sappiamo noi cittadini, lo sanno tutti, che quasi nessuno, ormai, se la prende.
Quella detta l’altro giorno da Giorgia Meloni sulle pagine del giornale Chi, a cui ha concesso una lunga intervista dai toni più intimi, in cui la stessa si definisce “una soldatessa”, è una di quelle bugie capace di suscitare persino un moto di tenerezza: “Se diventerò la prima donna premier, non rinuncerò a nulla di ciò che riguarda mia figlia“.
Stando alle affermazioni della Meloni, quando si tratterà di scegliere se andare al G20 o accompagnare la figlioletta a una festa di compleanno, lei opterà per la seconda.
La verità è che la leader di Fratelli d’Italia “mente sapendo di mentire”. A questo punto la domanda è: “Ci è o ci fa?”. Perché se la cosa rientra in una strategia per solleticare l’animo di quegli elettori facili a certi sentimentalismi che vedono nella donna prima di tutto una mamma, allora la Meloni ha fatto bingo!
Chi però ha la memoria lunga, come chi scrive, ricorderà bene le lacrime di Giorgia quando negli studi di Mattino 5, nel 2018, si commosse alle lacrime parlando della sua bambina. In quell’occasione ammise di vedere poco la figlia per via degli impegni lavorativi: “Sono una di quelle mamme – aveva detto – che per fare bene quello che fa è costretta a rubarle del tempo e questo pesa a me come a tutte le mamme che cercano di tenere in bilico le cose”.
Su quest’ultimo punto la Meloni ha ragione da vendere: il mestiere della madre lavoratrice è un’opera di ingegno ed equilibrismi. Lei deve fare i conti con i sensi di colpa di chi, per i troppi impegni, non riesce a dedicare alla figlia il tempo che vorrebbe; le altre mamme – oltre a questo – spesso devono fare i conti anche con il portafoglio, perché non tutte possono permettersi baby sitter o attività extrascolastiche che facciano le loro veci quando sono al lavoro.
Il tema è serio, soprattutto in un paese che non fa più figli e ha bisogno di essere “motivato” con servizi all’altezza che permettano di conciliare con serenità famiglia e lavoro. Poi certo, fare il capo del governo italiano non è esattamente una professione come un’altra ma una responsabilità enorme che richiede altrettanti sacrifici. Arriverà il giorno in cui la Meloni – nel caso diventasse premier – dovrà a dire a qualcuno “no, non posso”. Se saremo noi italiani i destinatari, potrà dire di averci avvisato per tempo.
Di Ilaria Cuzzolin
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