Giorgia Soleri, il capro espiatorio nell’era social
Giorgia Soleri, ex fidanzata di Damiano dei Maneskin, viene continuamente attaccata non soltanto per qualsiasi cosa dica o faccia ma anche per quello che non dice e non fa
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Giorgia Soleri, il capro espiatorio nell’era social
Giorgia Soleri, ex fidanzata di Damiano dei Maneskin, viene continuamente attaccata non soltanto per qualsiasi cosa dica o faccia ma anche per quello che non dice e non fa
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Giorgia Soleri, ex fidanzata di Damiano dei Maneskin, viene continuamente attaccata non soltanto per qualsiasi cosa dica o faccia ma anche per quello che non dice e non fa
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Giorgia Soleri, ex fidanzata di Damiano dei Maneskin, viene continuamente attaccata non soltanto per qualsiasi cosa dica o faccia ma anche per quello che non dice e non fa
Arriverà un giorno in cui Giorgia Soleri sarà studiata nei corsi di Comunicazione di massa per spiegare il fenomeno del capro espiatorio mediatico nell’era social. Questa giovane donna, balzata agli onori delle cronache qualche anno fa per essere la fidanzata di Damiano dei Måneskin, è passata in pochi mesi dall’essere criticata bonariamente per le sue affermazioni sul valore femminista dei peli all’essere attaccata non soltanto per qualsiasi cosa dica o faccia ma anche per quello che non dice e non fa.
Modella, classe 1996 e con più di 800mila follower, oltre che per il celebre fidanzato (ormai ex) Soleri si è fatta conoscere per il suo impegno di divulgazione e sensibilizzazione sulla vulvodinia e sull’endometriosi, due patologie invalidanti dell’apparato riproduttivo femminile sconosciute ai più prima che lei dichiarasse pubblicamente di soffrirne. Incarna da sempre un modello di femminismo contemporaneo, percepito come inconsistente e di facciata da molte femministe della prima ora ma con cui le nuove generazioni si trovano perfettamente a loro agio. Peli e make-up, diritti civili, collaborazioni social e l’idea che quello di “attivista” possa essere un mestiere, com’è ormai da tempo negli Stati Uniti. Una visione su cui si può essere d’accordo o meno ma che non giustifica l’accanimento mediatico che da qualche tempo l’ha investita. Che parli del riposo come atto politico o che racconti con ironia di aver comprato un biglietto aereo non rimborsabile per la destinazione sbagliata, Giorgia viene continuamente accusata di non riconoscere il suo privilegio e sommersa di insulti più o meno beceri che hanno come sottotesto un’unica esortazione: «Vai a lavorare!».
Quando è stato pubblicato un video con il suo allora fidanzato che sta baciando un’altra, la rabbia del pubblico social è montata ulteriormente nei suoi confronti. Un dato sorprendente. Di cosa possa essere colpevole una ragazza tradita non è dato sapere, ma è certo che Giorgia ha una serie di caratteristiche che la rendono il perfetto capro espiatorio secondo la teoria dell’antropologo francese René Girard: mostra difformità rispetto al gruppo, ha un “rango social” privilegiato, non è necessaria alla sopravvivenza del gruppo e vive con il gruppo senza appartenergli totalmente. In questo modo Soleri non è più una ventenne che racconta di sé o che esprime la sua opinione ma diventa un ammortizzatore emotivo, rea di non essere abbastanza coerente nella sua narrazione, di non fare nulla che possa essere percepito come “abbastanza rilevante” da giustificare la sua popolarità e quindi sacrificabile senza troppi patemi.
Questo lo sanno bene le varie testate giornalistiche online, sempre più fameliche di contenuti che superino la soglia emotiva degli utenti, in grado di suscitare reazioni semplici e soprattutto commenti immediati. Così Giorgia si trasforma nell’archetipo del successo senza valore, della woke culture, del parassitismo mediatico, a prescindere da ciò che effettivamente dica o faccia. A uso e consumo dell’editore di turno e della vacua circolarità del desiderio mimetico.
di Maruska Albertazzi
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