Gli italiani, l’Iran, Trump e gli Usa che non capiscono più
A poche ore dai raid di Trump sui siti nucleari in Iran, in una domenica di fine giugno, in un posto qualsiasi in Italia. Come dar torto a chi cerca di capire e non sa dove sbattere la testa?

Gli italiani, l’Iran, Trump e gli Usa che non capiscono più
A poche ore dai raid di Trump sui siti nucleari in Iran, in una domenica di fine giugno, in un posto qualsiasi in Italia. Come dar torto a chi cerca di capire e non sa dove sbattere la testa?
Gli italiani, l’Iran, Trump e gli Usa che non capiscono più
A poche ore dai raid di Trump sui siti nucleari in Iran, in una domenica di fine giugno, in un posto qualsiasi in Italia. Come dar torto a chi cerca di capire e non sa dove sbattere la testa?
A poche ore dai raid americani sui siti nucleari iraniani, in una domenica di fine giugno, in un posto qualsiasi in Italia. Siamo fra la gente che si gode qualche ora di riposo, tendiamo l’orecchio e azzardiamo un paio di considerazioni.
La prima sarà banale quanto volete, ma non possiamo non farla. Abbiamo tanti problemi, alcuni endemici e altri da togliere il sonno, ma restiamo un Paese in cui da generazioni ogni estate milioni di nostri concittadini possono porsi l’angoscioso interrogativo del dove andare in vacanza. Cerchiamo di non dimenticarlo e di ringraziare sempre i nostri nonni e genitori che ci hanno permesso tutto questo. Chiaro, questa felice abitudine provoca anche l’idiosincrasia degli italiani anche solo a parlare di difesa…
La seconda considerazione ci riporta all’attualità: basta tendere l’orecchio per ascoltare commenti e considerazioni su quanto accaduto nella notte. Il sentiment (come ovvio vi riporto solo la mia testimonianza personale e diretta) oscilla fra il costernato, l’esausto, il relativamente spaventato e il qualunquista. Di guerra e guerre non se ne può più, scegliete voi il fronte. Le persone sono sinceramente stremate da questo rosario senza fine di lutti, dolori, tragedie e violenza.
Anche chi nella vita è lontanissimo dalle analisi geopolitiche coglie in pieno un’evidenza drammatica di quest’era dell’incertezza: non c’è più una strategia. Anche fra chi si professa “trumpiano“, passati pochi secondi di difesa d’ufficio, prende il sopravvento la sensazione che il capo della Casa Bianca semplicemente non abbia un’idea reale e soprattutto precisa di cosa voglia ottenere e come. L’Iran non piace a nessuno, mentre la simpatia per gli iraniani è diffusa. In special modo per i giovani persiani.
Non siamo solo noi giornalisti (tranquilli, non è necessario essere “di sinistra”) ad aver colto l’inquietante tendenza dell’uomo più potente della terra a dichiarare tutto e il contrario di tutto nel giro di 24 ore. Anche nel momento in cui si è chiamati a prendere decisioni in grado di definire l’intera sua presidenza bis. E ciò che resterà di lui nella memoria del mondo intero.
In un simile quadro, l’approdo a un pericoloso qualunquismo è solo questione di tempo. Come dar torto a chi cerca di capire e, come le cancellerie di mezzo globo, non sa dove sbattere la testa? Vediamo tutti la superpotenza superstite al traino di chiunque usi la voce grossa e decida di menare le mani. Per decenni siamo stati abituati all’idea di Washington come punto di equilibrio mondiale. In cinque mesi di Trump ovunque si sia deciso di forzare la mano – a Mosca come a Gerusalemme – il risultato è stato spingere il Presidente Usa a rimangiarsi tutto quello che aveva detto. Pur di far vedere di avere ancora il pallino in mano e mettere in riga il mondo.
Il problema è che puoi scrivere mille messaggi social (rigorosamente in maiuscolo), ma poi devi fare i conti con la realtà. E la realtà dice che tutti – dicasi tutti – i conflitti che Trump aveva promesso di risolvere si sono incancreniti e ormai danno la sensazione di andarsene per i fatti loro, mentre lui insegue un ruolo e racconta un mondo che non esiste (più).
La gente, grazie al cielo, se n’è intanto tornata a parlare di gossip. Noi restiamo con i nostri enormi dubbi e giganteschi timori.
Di Fulvio Giuliani
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