Lo scorso anno il fenomeno era salito agli onori delle cronache negli Stati Uniti, ribattezzato “Great Resignation”. Adesso se ne vedono gli effetti anche da noi. O almeno in alcune zone d’Italia. Si tratta della tendenza, in aumento soprattutto fra le fasce di età più giovani, di rassegnare le dimissioni e cambiare lavoro.
All’ambìto posto fisso – ancora una difficile conquista per tanti – fa da contraltare la scelta di chi l’impiego a tempo indeterminato ce l’ha e si dimette.
Lombardia e Veneto, non a caso, sono le regioni italiane dove la tendenza si fa sentire maggiormente. La spiegazione è semplice: cambia lavoro chi ovviamente può permetterselo, economicamente. E soprattutto chi un altro lavoro l’ha già trovato. Può succedere solo dove l’offerta è maggiore e dove il mercato è più mobile.
Nei primi quattro mesi di quest’anno sono state 66mila le dimissioni volontarie fra i lavoratori veneti, il 50% in più rispetto a dodici mesi fa. Mentre in Lombardia i dati del 2021 rilevano 420mila persone che si sono licenziate (oltre 180mila soltanto a Milano), il 30% in più se si confrontano i dati con quelli del 2020. Occorre prestare attenzione alle fasce di età più coinvolte nelle “grandi dimissioni”: nella metà dei casi si tratta di under 35. E quindi di giovani lavoratori, quelli che hanno probabilmente meno vincoli familiari e nello stesso tempo – inutile negarlo – risultano più appetibili per le aziende in cerca di personale.
Un segnale che gli esperti giudicano come positivo perché manifestazione di un mercato che è tornato a offrire opportunità. Anche se restano le ormai ataviche differenze fra Nord e Sud, un divario che fatica a essere colmato.
Laddove vi è più ricchezza vi è anche la possibilità di scegliere, di andarsi a cercare una mansione che più corrisponda alle proprie attitudini. La pandemia in questo ha svolto senz’altro un ruolo propulsore: il lavoro da remoto e gli orari più flessibili rappresentano adesso un plus che molti lavoratori valutano come importante nella scelta della professione da svolgere.
E la soddisfazione personale è tornata a essere un elemento da tenere in considerazione, per lo meno fra quei lavoratori che hanno caratteristiche spendibili sul mercato. Stride il contrasto con il Meridione: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria hanno il tasso di disoccupazione tra i più alti d’Europa e questo riguarda anche le fasce di età più giovani. Due facce diverse di uno stesso Paese.
di Annalisa Grandi
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