Saper vincere, quando si fanno battaglie politiche e civili, richiede anche il buonsenso di sapere quando fermarsi, perché stravincere non porta mai buoni risultati. Nella battaglia per salvare il clima e il pianeta è indubbio che Greta Thunberg, Vanessa Nakate e i giovani abbiano vinto. I potenti del mondo hanno deciso di far cambiare rotta all’economia, di scommettere sul Green Deal e sulla transizione ecologica e hanno scelto Greta come interlocutrice.
Adesso, come ha spiegato bene nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Mario Draghi, si tratta di convincere i cittadini europei e del mondo. Per questo non si capisce per quale ragione i giovani (ma anche i meno giovani) che combattono per salvare il pianeta abbiano deciso di scioperare per il clima. Intendiamoci, il diritto allo sciopero e alla manifestazione delle proprie idee e rivendicazioni è sacrosanto, ma da sempre si sciopera per vincere una sfida politica, sindacale, libertaria e non quando la si è vinta. Ebbene, i salvatori del clima e del pianeta hanno vinto e scioperano. Non solo: a Milano gli attivisti della Justice Climate Platform hanno messo pure le tende nella piazza della Borsa. Lo slogan è “Stop greenwashing”, basta con l’ecologismo di facciata, rivolto ai potenti del mondo. Tutti i movimenti, si sa, hanno più anime.
Se Greta, in questi anni, è stata quella scelta dal potere come interlocutrice, è possibile che tra i salvatori del pianeta altre ne vengano fuori. E non è detto che tutte si esercitino nel praticare il dialogo.
di Jean Valjean
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