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Il bacio

Con i mondiali in Qatar ci giochiamo tutti un pezzo della nostra faccia e del nostro modo di intendere la vita e i valori in Iran.
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Il bacio

Con i mondiali in Qatar ci giochiamo tutti un pezzo della nostra faccia e del nostro modo di intendere la vita e i valori in Iran.
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Il bacio

Con i mondiali in Qatar ci giochiamo tutti un pezzo della nostra faccia e del nostro modo di intendere la vita e i valori in Iran.
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Con i mondiali in Qatar ci giochiamo tutti un pezzo della nostra faccia e del nostro modo di intendere la vita e i valori in Iran.
Si fa giustamente un gran parlare dei Mondiali in Qatar, dei mille dubbi e strane storie che hanno accompagnato il torneo sin dall’assegnazione – in realtà da prima, come ovvio – dello scarso (eufemismo) rispetto dei diritti umani, del destino dei lavoratori costretti a rischi folli e inaccettabili per la mentalità occidentale nella corsa per preparare stadi e strutture nel deserto. Tutto giusto e sacrosanto, anche se mostruosamente a scoppio ritardato, visto che l’assegnazione risale alla notte dei tempi calcistica (2010) e che ci si sarebbe dovuto ripensare almeno un lustro fa. Il che vale anche per star e starlette del mondo dello spettacolo, improvvisamente sensibili al tema ora che domina social e prime pagine. Lo ripetiamo, per non essere equivocati, i rilievi sono sacrosanti, ma tirarli fuori nell’ultima settimana prima del via fa piangere, per non ridere. Come non avere il sospetto che al primo rotolare del pallone, domenica fra Qatar ed Ecuador (avessi detto), tutto o quasi sparirà. Geograficamente non molto distante dal ricchissimo e indifferente Qatar, ci giochiamo tutti un pezzo della nostra faccia e del nostro modo di intendere la vita e i valori in Iran. Senza inutili e patetiche classifiche fra i Paesi più allergici ai diritti umani e alla democrazia, è commovente ciò che stanno facendo le ragazze e i ragazzi di quel Paese martoriato da una retrograda, violenta e lugubre teocrazia sorda a qualsiasi evoluzione. Rischiando letteralmente la vita ogni giorno, stanno dando – ragazzi come i nostri, che vorrebbero semplicemente vivere come i nostri – una meravigliosa lezione a tutto il mondo. Di fermezza nelle proprie idee e nei propri principi e sogni, di voglia di afferrare la vita con l’entusiasmo e il calore dei loro anni. Ciò che in questa parte di mondo garantisce futuro e libertà di scelta e in Iran può significare la forca o essere trucidati in strada. Perché nulla è consentito, fuori dal soffocante alveo di ciò che è permesso dai leader politico-religiosi. Guardatele quelle immagini, guardiamolo e riguardiamolo quel bacio: una sfida semplice e clamorosa che ha fatto giustamente il giro della Terra. Pensiamo cosa significhi vivere in un Paese dove non ci si può baciare. Baciarsi, quale supremo atto di sfida potrà mai essere per noi e chi è cresciuto in questo imperfetto e claudicante Occidente, ma pur sempre la terra del diritto, del rispetto dell’individuo e delle opportunità. Riflettiamoci, inchinandoci al coraggio di quei ragazzi. Di Fulvio Giuliani

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